«Ferrero non è in vendita nel modo più tassativo e assoluto. La notizia che da parte di altri gruppi del settore siano pervenute richieste di acquisto è del tutto priva di fondamento e inventata di sana pianta». Non lascia dubbi la smentita del gruppo di Alba Ferrero sulla presunta offerta della multinazionale svizzera Nestlè, riportata questa mattina in prima pagina dal quotidiano La Repubblica. Ma non è finita qui. Giovanni Ferrero, figlio di Michele e Chief Executive Officer del gruppo piemontese, smentisce nel modo più categorico che l'azienda abbia ricevuto proposte di acquisto. Insomma, sembra che sul tema non ci sia storia, anche perché dalla Svizzera la Nestlè non conferma e non smentisce, con il solito "no comment" che però è la prassi per la riservata multinazionale elvetica. Quindi? Tutto inventato di sana pianta? Un vecchio banker mi diceva qualche settimana fa che in finanza spesso c'è un confine molto flebile fra le notizie vere (quindi non smentibili) e quelle false (quindi subito smentibili). "Dipende dai tempi: anche se una notizia è vera, ma troppo embrionale, spesso l'uscita sui giornali la può rendere falsa e smentibile. Basta mandare un comunicato alle agenzie e il possibile scoop diventa una bufala: Se invece la notizia esce quando il meccanismo è già in moto e non si può più fermare, allora la notizia diventa uno scoop". Solo nel giornalismo economico-finanziario è così: "Nel vostro lavoro i tempi sono tutto" mi diceva il banker. Quindi, tornando a Ferrero-Nestlè, dove è la verità (o falsità) della notizia? Chi ha ragione? C'è un "dietro le quinte" che è necessario svelare: la notizia dell'interesse (o presunta offerta) di Nestlè per Ferrero non circola da ieri: è ormai da più di un mese che le voci passano da una bocca all'altra di banchieri e avvocati d'affari. Una sorta di catena di Sant'Antonio che (anche nel caso fosse stata falsa) è diventata subito vera per la comunità finanziaria. Ma c'è di più. Un particolare che La Repubblica di oggi non ha indicato: tra le mille voci che sul tema sono uscite nelle ultime due settimane c'era anche la struttura finanziaria dell'operazione. Ormai in molti la sapevano e quindi eccola: si parlava di una valutazione di Ferrero attorno ai 10 miliardi di euro. Ma l'operazione, sempre secondo i rumors, non era per cassa. Ferrero avrebbe infatti avuto in cambio tra il 5 e il 6 per cento delle azioni della multinazionale elvetica(che capitalizza oltre 200 miliardi di dollari), più un posto nel Cda del gruppo svizzero. Avrebbe inoltre mantenuto la gestione operativa dell'azienda di Alba. Queste le condizioni dell'accordo, che secondo le voci, avrebbe offerto Nestlè alla famiglia piemontese. Ma qui finiscono le voci e si deve entrare nel campo della realtà. E' ipotizzabile che, anche se l'offerta ci sia in qualche modo stata, non sia arrivata nemmeno a valutazione dei Ferrero, che per definizione sono sempre stati assai scettici su qualsiasi ipotesi di vendita. Già alla fine degli anni 80 la Nestlè aveva provato a comprare Ferrero offrendo 6 miliardi di euro (anche se a quel tempo c'erano le lire). La trattativa neppure iniziò. Facile pensare che non sia iniziata neppure questa volta. Del resto la Ferrero, malgrado gli ultimi eventi dolorosi (come la scomparsa del figlio Pietro in Sudafrica) e malgrado le 88 candeline di Michele Ferrero, non sembra minimamente intenzionata a condividere la ricetta della Nutella con altri. Quindi quale è la differenza tra una notizia vera e una smentibile o non accaduta? C'è una frase di Tiziano Terzani che, anche se rapportata a fatti molto più gravi del mondo che non a una transazione finanziaria, mi piace ricordare: "E' un aspetto, questo, dello strano mestiere di cronista che non cessa di affascinarmi e al tempo stesso di inquietarmi: i fatti non registrati non esistono".
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