Ieri ero a pranzo con un vecchio banchiere, che dopo un lungo periodo in banche d’affari straniere, ha deciso di mettersi in proprio creando una propria società di consulenza. Al tavolo del ristorante ha tirato fuori un pezzo di carta e ha cominciato a farmi una lista lunghissima: i gelati Algida, le Tlc di Wind, gli oli Bertolli e Carapelli, i gelati Algida, il cioccolato di Perugina, il latte di Parmalat, gli spumanti Gancia, le fette biscottate Buitoni, la tecnologia di Fastweb, il lusso e il fashion di Gucci, Bottega Veneta, Sergio Rossi, Gianfranco Ferrè, Valentino, Bulgari e Brioni, i mega-yacht Ferretti, la grande distribuzione di una catena storica come La Rinascente, le borse di Mandarina Duck e Coccinelle, le moto di Ducati, le piastrelle di Marazzi, i motori civili e militari di Avio.
E la lista sarebbe potuta continuare ancora a lungo, se ci fosse stato più spazio sul foglio sui cui stava scrivendo. “Fa un po’ tristezza – spiega – vedere che tutti questi marchi sono finiti all’estero e che non c’è stato nessun italiano in grado di acquistarli. E’ pur vero che in alcuni casi il compratore straniero li ha sviluppati e potenziati, ma mi chiedo se in altri Paesi come ad esempio la Francia sarebbe potuto succedere tutto ciò”. Le vicende di questi giorni rendono questo ultimo decennio di campagna acquisti straniera (francese, svizzera, americana, cinese, russa, tedesca e visto che non ci vogliamo far mancare nulla pure thailandese con il passaggio di La Rinascente a un gruppo di Bangkok) estremamente attuale. Infatti nei prossimi mesi, forse settimane, potrebbero passare di mano anche i gioielli di Pomellato, la tecnologia di Ansaldo Energia e la divisione spaziale di Avio, piccolo gioiello dei satelliti con bandiera (fino ad oggi) italiana…