Il fondo Atlante non convince Piazza Affari: banche in discesa. Ecco i nodi da sciogliere

Ci sono alcuni nodi che, dopo aver sentito un po’ di addetti ai lavori sul tema, ci sono sul veicolo Atlante, un fondo da 6 miliardi che dovrebbe riportare fiducia sulle banche italiane, grazie alle risorse per gli aumenti di capitale e per l’acquisto degli Npl. Queste riserve, soprattutto, sono arrivate nella giornata di oggi da alcuni operatori e investitori esteri, che attendono di avere più lumi sull’iniziativa, di cui ad oggi si conoscono le grandi linee. Certo, si tratta di un’iniziativa meritevole perché almeno cerca una soluzione all’enorme mole di Npl italiani. Nel breve termine potrebbe inoltre essere determinante per il successo degli aumenti di capitale di Veneto Banca e Pop Vicenza.
Ma esistono delle incertezze. Vediamole. 1) in primo luogo non convince che l’acquisto degli Npl possa avvenire a prezzi di carico, indicato secondo alcuni rumors come opzione del fondo Atlante. Per un semplice motivo non esiste un’opzione del genere: se si guardano le curve di recupero degli ultimi anni nel settore degli Npl, l’acquisto a valore di carico degli Npl, comporterebbe perdite per i sottoscrittori del fondo. E si capisce allora perché Intesa Sanpaolo e Unicredit, che dovrebbero dare un contributo pesante al fondo Atlante, abbiano sofferto ieri in Borsa. Tanto che l’agenzia di rating Fitch, in un report dedicato al settore bancario afferma che il fondo Atlante potrebbe indebolire il profilo finanziario delle grandi banche italiane (UniCredit e Intesa Sanpaolo) e i rispettivi rating potrebbero finire ulteriormente sotto pressione, se saranno chiamate a fornire ulteriore sostegno straordinario al settore bancario su richiesta delle autorità governative. 2) In secondo luogo questo veicolo potrebbe aiutare sì il settore da una parte, ma dall’altra rischia di bloccare l’attività degli investitori esteri che finora si è vista in Italia. Come possono infatti gli investitori esteri competere con un fondo che va incontro alle esigenze delle banche oppresse dal peso degli Npl, comprando i portafogli a valore di carico o quasi? Insomma, si tratta di competizione non a valori di mercato. 3) Bisogna inoltre dire che la dotazione di Atlante (sei miliardi complessivi, ma con almeno due che potrebbero essere assorbiti dagli aumenti di capitale di Vicenza e Veneto Banca), pur essendo sempre un inizio, è troppo bassa per risolvere il problema di sistema degli Npl in Italia. Tanto che proprio oggi diversi analisti, come ad esempio quelli di Ubs, spiegano che Atlante è una soluzione per i problemi più urgenti, ma non certo una soluzione di sistema. 4) Infine, un ultimo punto: l’iniziativa, pur essendo privata, avrà sempre soldi pubblici, cioè quelli della Cdp. Ora mi chiedo: come mai è stata scelta come Sgr per gestire il fondo una società come Quaestio Sgr, tra i cui soci c’è la Fondazione Cariplo, l’economista Alessandro Penati, la Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti, Direzione Generale Opere Don Bosco quindi un ente religioso e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì? Una Sgr che fra l’altro ha le sue case madri in Lussemburgo. Viene data, come risposta, che Quaestio Sgr era già disponibile e così velocizzerà il tutto. Tuttavia, visto che tra i soci del fondo ci sarà Cdp che è un’entità pubblica, non sarebbe stato meglio indire rapidamente una gara per scegliere la Sgr che gestirà il fondo Atlante?