Inalca-Cremonini si mangia Unipeg e salva le Coop

Sarebbe ormai pronta a essere annunciata una grande fusione nel settore alimentare italiano: cioè quella fra Inalca, società del gruppo Cremonini leader in Europa nella produzione di carni bovine partecipata dal Fondo Strategico Italiano, e Unipeg, prima cooperativa nel medesimo settore in Italia. Il progetto, nei fatti un’acquisizione da parte di Inalca anche se dal punto di vista industriale si tratterà di una partnership, è sul tavolo delle cooperative: tanto che, secondo le indiscrezioni, l’offerta della controllata di Cremonini sarebbe già stata recapitata  e dovrebbe essere esaminata domani dai soci di Unipeg. Se non vi saranno pareri contrari dei soci all’offerta, ne nascerà un colosso nel settore delle carni. Inalca supererà infatti i due miliardi di fatturato, unendo al proprio giro di affari gli oltre 400 milioni di vendite di Unipeg. La quota di mercato delle due realtà sarà così del 30 per cento. Dal punto di vista industriale, Inalca è un gruppo leader nella produzione di carne bovina in Europa e nella distribuzione alimentare all’estero, in particolare in Russia ed in numerosi paesi africani. La distribuzione alimentare riguarda un’ampia gamma di prodotti (oltre 2.000), che includono articoli alimentari della tradizione locale, tipici del Made in Italy. Al contrario Unipeg, prima cooperativa nel settore  in Italia, negli anni si è progressivamente riorganizzata per assumere l’assetto odierno. Le sue origini datano 1946 con la fondazione dell’Azienda Cooperativa Macellazione. Il gruppo prende la forma attuale nel 2004, in seguito alla fusione di Unicarni e Macello di Pegognaga. Nel 2011 Unipeg ha rilevato Castel Carni che diventa  Assofood nel 2013, attiva  nel settore dei porzionati e degli elaborati di carne. La ragione strategica dell’unione è abbastanza chiara: l’Italia è il primo paese nel mondo come “marchio alimentare” secondo il Country Brand Index score di Future brands. Il settore agro-alimentare fornisce un contributo al Pil italiano pari all’8,7% (che sale al 13,9% considerando l’indotto), occupa 3,3 milioni di addetti (pari al 13,2% dell’occupazione del Paese) e genera un export di 27 miliardi di euro. Ma c’è anche, oltre all’aspetto industriale, una tematica azionaria: infatti dalla fusione nascerà un gruppo che sarà un perfetto esempio di partership di mercato tra pubblico e privato. Inalca vede infatti tra i suoi azionisti, oltre al socio di maggioranza Cremonini con il 71,6%, anche il Fondo Strategico Italiano, il veicolo di investimento guidato da Maurizio Tamagnini e controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti, e i fondi sovrani del Kuwait e del Qatar con il 28,4% delle azioni. Di recente, all’interno della sua strategia di acquisizioni, proprio Inalca ha rilevato lo storico marchio della carne in scatola Manzotin, ceduto da Generale Conserve, azienda italiana specializzata in conserve alimentari. Al contrario Unipeg è una società storicamente controllata dal mondo delle cooperative, che ne sono anche i maggiori clienti grazie all’importante network distributivo. Di recente, proprio Unipeg stava  portando avanti un progetto di ricapitalizzazione, per superare le difficoltà finanziarie del settore degli ultimi anni: piano che prevede la partecipazione dei soci. Ma l’offerta non vincolante di Inalca-Cremonini, che verrà esaminata domani dalle cooperative, potrebbe mutare le prospettive.