Diciamolo chiaramente. Ormai la vicenda Bee-Milan ha superato i limiti del grottesco. Io sono stato tra i primi in epoche non sospette (era il 7 giugno 2015 nell’articolo Le tante domande senza risposta dell’accordo Bee-Berlusconi sul Milan e quei 480 milioni in cerca d’autore) a segnalare i tanti punti oscuri del possibile accordo. A quel tempo tutti i maggiori giornali del Paese glorificavano l’operazione come fatta senza nemmeno chiedersi la provenienza dei soldi (anzi, per dirla tutta, se questi esistevano effettivamente). Questa stessa rubrica, prima ancora che partisse l’inchiesta della Procura di Milano, ha segnalato poi il ruolo ambiguo del consulente Tax & Finance. E poi si è visto con l’arresto del socio Andrea Baroni che i dubbi avevano una certa concretezza. E ora, di fronte alle ultime indiscrezioni, che vedrebbero la scadenza per siglare l’acquisto da Fininvest del 48% del Milan a fine dicembre? Dopo che la scadenza era stata indicata prima ad agosto, poi a settembre e poi ancora a novembre? Per dovere di cronaca devo dire che continuano a provenire da ambienti finanziari asiatici rumors che l’operazione verrà chiusa (presto o tardi). Insomma, da Mr Bee arrivano segnali di fiducia. E può darsi che l’accordo alla fine arrivi davvero. Al contrario, Fininvest preferisce non rilasciare più alcun commento sul tema, mentre sono Silvio Berlusconi o la fedele Licia Ronzulli a essere confidenti che il deal si farà. Ma cosa si dice negli ambienti finanziari e legali italiani della vicenda? Nelle camere segrete del potere quale è l’opinione? Ebbene, anche in questo caso le correnti di pensiero sono diverse, almeno 3. Io ho provato a sondare diversi addetti ai lavori. Ecco le tre posizioni. Ai lettori la scelta dell’ipotesi più realistica.
1) Mr Bee alla fine riuscirà a trovare i 480 milioni annunciati. Il ritardo è dovuto alla perdita, all’interno della cordata, di qualche investitore cinese di rilievo da rimpiazzare. Ma alla fine Mr Bee troverà la soluzione. E’ una trattativa che richiede tempo ed è complessa da strutturare. Anche la crisi dei mercati asiatici ha influito, visto che ora è impossibile pianificare quotazioni a Hong Kong.
2) Mr Bee altro non è che un amante del rischio alla ricerca sempre del colpaccio. La sua storia finanziaria passata lo dimostra, con il coinvolgimento in operazioni borsistiche discusse e sempre sotto l’esame della Sec thailandese: anche se alla fine Mr Bee ne è uscito “pulito” da queste inchieste. Insomma, per dirla in parole povere, è uno che “ci prova”. Poco importa se fino ad oggi non gli è riuscito nulla di significativo in carriera. L’importante è stare sotto i riflettori. E far vedere di avere tanti soldi, anche se alla fine i soldi (ipotetici) dovrebbero essere di altri.
3) La supervalutazione (480 milioni per una minoranza del Milan) era “drogata”. Perché? In pratica una parte dei soldi sarebbe dovuta provenire da investitori internazionali. Nulla di male quindi. Ma un’altra parte sostanziosa sarebbe dovuta provenire da altre fonti, diciamo, “dubbie”. Il settimanale L’Espresso ha scritto che i soldi erano di Silvio Berlusconi ma per gli addetti ai lavori non sembra ipotesi credibile. Ma per essere “dubbi” quanto a provenienza, soprattutto in una fase come l’attuale dove un organismo come l’Ocse ha stretto la sorveglianza sui Paesi off-shore, ci possono essere altre mille provenienze oscure. E’ un dato di fatto che l’inchiesta della Procura di Milano sul possibile riciclaggio della Tax & Finance (cioè la società di Lugano che dava consulenza a Mr Bee) ha creato scetticismo sulla provenienza dei capitali. In ogni caso, con l’inchiesta della Procura in corso, è certo che qualsiasi denaro dovesse (forse) arrivare in Italia nelle casse di Fininvest sarebbe controllato a dovere.