Ecco perche' cedere una minoranza di Roma e Milan e' una missione impossibile

Ci sono due squadre di calcio che, al di la' delle opposte sorti in campionato (la Roma al secondo posto dopo una stagione eccezionale e il Milan sempre piu' in crisi d'identita') hanno una variabile in comune: quella della minoranza azionaria in vendita: possibili riassetti della compagine che, tuttavia, hanno origine per differenti motivazioni.

La As Roma, ormai da tempo, si trova infatti davanti a una compagine che, prima o poi, dovra' trovare una soluzione: con l'azionista di controllo americano Pallotta affiancato da una banca come Unicredit, che deve per forza uscire dal business calcistico eredita' della Banca di Roma di Cesare Geronzi. E che dire del Milan? Barbara Berlusconi ha affermato di voler cercare un socio di minoranza, anche in vista della costruzione del nuovo stadio.
Ma la vera domanda e' un'altra: quante volte si e' visto in passato l'ingresso in minoranza di qualcuno disposto a iniettare capitali in una squadra senza la possibilita' di comandare? La risposta e' semplice. Mai. Chi e' entrato nel calcio (vedi Thohir nell'Inter o Abramovich nel Chelsea o il Qatar nel Paris Saint Germain) lo ha sempre fatto puntando al controllo della società. Dunque sembrano velleitarie le ricerche di un socio di minoranza per la As Roma e il Milan: imprese impossibili scritte nel libro dei sogni. Tranne che il socio stesso abbia un altro obiettivo, che non sia quello di puro investimento calcistico. Si e' ad esempio detto che Chen Feng (il magnate cinese contattato da Unicredit per la quota della banca nella As Roma) avesse altri fini (forse immobiliari?) nella trattativa con Pallotta, che pare ormai ferma dopo un solo incontro tra le parti. E lo stesso vale per il Milan: per i rossoneri si è piu' volte parlato dell'interesse di qualche magnate russo, uno dei tanto oligarchi in sintonia con Vladimir Putin. E si sa quanto quest'ultimo sia vicino a Silvio Berlusconi. Insomma, tranne che in situazioni al momento poco prevedibili, pare proprio che per Milan e Roma il socio di minoranza potrebbe diventare soltanto un miraggio.

  • Adan84 |

    Non è propriamente corretto accomunare i due casi. Per quanto riguarda la Roma, a voler vendere una quota di minoranza è Unicredit e non il consorzio americano che guida saldamente la società. La Banca voleva monetizzare la partecipazione puntando sull’appetibilità del progetto stadio e sulla necessità da parte di Pallotta di un socio industriale per consolidare l’architettura dell’operazione : il partner, però, gli americani lo hanno trovato da soli coinvolgendo la Starwood Capital, società leader a livello mondiale nel real estate. Per il Milan il discorso è diverso : in quel caso è la proprietà stessa che vuole individuare un partner per dare ossigeno alle casse della società.

  • Adan84 |

    Non è propriamente corretto accomunare i due casi. Per quanto riguarda la Roma, a voler vendere una quota di minoranza è Unicredit e non il consorzio americano che guida saldamente la società. La Banca voleva monetizzare la partecipazione puntando sull’appetibilità del progetto stadio e sulla necessità da parte di Pallotta di un socio industriale per consolidare l’architettura dell’operazione : il partner, però, gli americani lo hanno trovato da soli coinvolgendo la Starwood Capital, società leader a livello mondiale nel real estate. Per il Milan il discorso è diverso : in quel caso è la proprietà stessa che vuole individuare un partner per dare ossigeno alle casse della società.

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