Il gruppo Zucchi a un passo dal fallimento tratta con Emerisque

Il gruppo Vincenzo Zucchi si gioca sul filo del rasoio le ultime due settimane per evitare il fallimento. La data fatidica è infatti il prossimo 21 ottobre, quando dovrà essere presentato il piano per dare il via libera al «concordato in bianco». Nel progetto di salvataggio l’elemento portante sarà l’ingresso sulla scena di un investitore in grado di iniettare capitali freschi e di venire incontro alle richieste delle banche (in particolare UniCredit, Intesa Sanpaolo e Banca Popolare di Milano) esposte per circa 80 milioni di euro. Su quest’ultimo fronte, quello della ricerca di un nuovo azionista, sta lavorando ormai da qualche mese l’advisor Ernst & Young, che avrebbe in corso colloqui con due fondi di turnaround. Uno di questi, secondo le indiscrezioni, sarebbe il fondo britannico specializzato nei turnaround sui marchi, Emerisque. Le discussioni sono in corso, ma non è detto che vengano finalizzate in modo positivo. Nelle due settimane che mancano alla scadenza,  si cercherà di arrivare alla sottoscrizione di un accordo preliminare. Proprio Ernst & Young è riuscita nell’impresa, una settimana fa, di trovare un investitore per Mascioni, controllata di Zucchi: Phi Asset Management Partners, un fondo finanziato da investitori istituzionali europei specializzato in acquisizioni di imprese in difficoltà, con sede a Madrid. Phi ha acquisito, lo scorso 2 ottobre, dalla Vincenzo Zucchi l’intera partecipazione detenuta nel capitale della Mascioni a un prezzo di 150mila euro. Tuttavia la partita su Zucchi appare più complessa. In questa corsa contro il tempo per il salvataggio si starebbe muovendo a tutto campo l’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi. A giorni potrebbero essere annunciate delle novità. Di sicuro l’attuale compagine azionaria è destinata a scomparire. Il portiere della Juventus e della nazionale Gianluigi Buffon è attualmente azionista con il 56,2% delle azioni, seguito dalle banche creditrici: cioè Unicredit con il 4,7%, Intesa Sanpaolo con il 3,4% e Banca Popolare di Milano con il 2,5 per cento. Tuttavia l’ingresso di un nuovo azionista, se il salvataggio sarà realizzato in zona Cesarini, porterà gli attuali soci a diluirsi in forza dell’aumento di capitale che dovrebbe essere lanciato.