Onorato su Moby-Tirrenia: al lavoro per repererire le risorse. Clessidra esce. Palladio, Oaktree, Apollo e Fortress per possibile mezzanino

Moby e Tirrenia procedono a grandi passi verso il riassetto azionario. Negli ultimi giorni sarebbero continuate le discussioni volte a portare l’armatore Vincenzo Onorato ad assumere il pieno controllo sia di Moby sia di Tirrenia. Il clima è di fiducia dopo che lo scorso 24 dicembre è stato trovato da Onorato un accordo con il fondo Clessidra, con il quale era nata anche una vertenza legale, e dopo che negli scorsi giorni è stata raggiunta un’intesa con gli azionisti di minoranza di Tirrenia, Luigi Negri e Francesco Izzo. Ma ora i riflettori sono tutti puntati sulla struttura finanziaria dell’operazione. Al lavoro su questo terreno è il team di Unicredit che assiste Onorato sul dossier, ma anche la Venice Shipping and Logistic, la società d’investimento e advisory guidata da Fabrizio Vettosi, banker vicino all’armatore napoletano.
Onorato liquiderà infatti Clessidra con 80 milioni di euro e il fondo uscirà quindi da Moby (in pareggio) e da Tirrenia (raddoppiando il suo investimento): un buon risultato per il fondo di Claudio Sposito che si era impantanato nelle sabbie mobili della guerra legale con Onorato. Tuttavia il problema ora non sono più Clessidra o i soci di minoranza di Tirrenia riottosi all’uscita. Questi sono ostacoli ormai risolti. Se il grosso del lavoro è dunque fatto, resta da capire come Onorato potrà reperire le risorse finanziarie per liquidare i soci (per complessivi 100 milioni di euro) e rifinanziare le due società del suo gruppo, cioè Moby e Tirrenia.
Le strade a questo punto potrebbero essere due. La più gettonata è quella di un impegno di Unicredit e di altre banche, ma affiancate da un investitore che potrebbe intervenire con strumenti a metà tra equity e debito. Si parla infatti, negli ambienti finanziari, di un mezzanino. Trattative sarebbero in corso con almeno 4-5 soggetti. Ci sarebbe Palladio, unico fondo italiano nella partita. Ma colloqui ci sarebbero stati anche con altri soggetti finanziari statunitensi, tra cui Fortress, Apollo e il gruppo californiano Oaktree.
L’altra strada sarebbe quella di un intervento del solo pool di banche senza aiuto di un investitore L’ipotesi al momento pare meno probabile: anche perché tutte le banche (tra i creditori di Moby e Tirrenia ci sono oltre a Unicredit anche Mps, Banco Popolare, Bpm, Mps e Bnl) devono ancora sedersi al tavolo per discutere del riassetto. Resta l’impressione che, in un modo o nell’altro, la vicenda sia vicina alla soluzione. Moby e Tirrenia potranno inoltre contare nel 2015 su un margine operativo lordo in aumento (da 120 milioni complessivi a 140 milioni) e su un debito probabilmente in calo: oggi Moby ha un’esposizione verso le banche di 280 milioni, mentre Tirrenia di 80 milioni, se si esclude un vendor loan di 240 milioni. Insomma, un rapporto tra Mol e debito che è abbastanza sostenibile vista la generazione di cassa delle due flotte.