Oltre una decina di miliardi di euro di titoli arrivera’ sul mercato nei prossimi mesi con le quotazioni: non solo le privatizzazioni (Poste, Fincatieri, Enav) ma anche societa’ di enti locali (Aeroporto di Bologna) e gruppi come Fineco, Cerved, Rottapharm, Favini, Segafredo Zanetti, Braccialini, Ovs, Rayway, Fedrigoni, Italiaonline, Liu Jo, Fila, gli alberghi Statuto, Sorgente e Sisal. Ora la domanda che si fanno gli addetti ai lavori e’ se il mercato sara’ disposto ad assorbire una tale quantita’ di carta. La liquidita’ in circolazione (soprattutto estera) e’ infatti enorme, ma sono anche tante le opportunita’ di investimento anche fuori dall’Italia. Cosi’ tra gli operatori e’ partita la scommessa su quante delle 21 matricole riusciranno ad arrivare alla meta: si pensa che un terzo delle 21 potrebbe essere una previsione azzeccata. Cioe’ sulle 7 quotazioni. Staremo a vedere, ma intanto e’ lecito porsi una domanda. Gli azionisti di molte di queste 21 matricole hanno provato negli ultimi anni a cedere una quota di minoranza a fondi di private equity, senza riuscirci. Cioe’ i fondi di private equity non sono stati disposti a pagare il prezzo preteso dai soci di questi gruppi oppure ai fondi stessi non e’ stata concessa una governance adeguata. E’ pur vero che non si puo’ fare di tutta l’erba un fascio e tra queste aziende ce ne sono di buone e di meno buone. Ma ora, e’ la domanda, perche’ dovrebbe essere il mercato a dare in modo generalizzato a tutte queste aziende quanto investitori professionali non hanno concesso?