Il piano di Investcorp per il Milan. Dietro le trattative che sono in corso in queste settimane per un possibile passaggio del club rossonero dall’americano Elliott al fondo del Bahrein c’è un progetto che è già stato definito da Investcorp al momento dell’inizio delle discussioni con la famiglia Singer. Un progetto su cinque direttive: sviluppo di un brand globale, creazione delle infrastrutture, attenzione al bilancio, sinergie e relazioni politico-istituzionali.
Ovviamente non è certo che le trattative con Elliott si concludano positivamente (lo si saprà nel giro di due settimane) ma l’avvio delle discussioni per il Milan non è casuale ma pianificato all’interno di una strategia più ampia all’interno del settore dello sport.
E’ infatti da alcuni mesi che il gruppo del Golfo Persico, presieduto da Mohammed bin Mahfoudh Alardhi, sta analizzando una serie di investimenti nello sport e più in generale nei media. Uno dei consulenti storici di Investcorp, anche se per ora non direttamente coinvolto nell’operazione Milan, è ad esempio l’americano Sal Galatioto, nome già noto in Italia per essere stato coinvolto nel passato in alcune negoziazioni sul club rossonero.
Se le discussioni dovessero andare in porto (ora le trattative sono ancora da finalizzare) e se veramente il prezzo messo sul piatto sarà di un miliardo di euro, Investcorp punta a un piano che è stato studiato per gli investimenti di questo tipo: cioè fare del Milan una media company globale. Investcorp, al di là dell’esito delle trattative con Elliott, è infatti convinto che nello sport sia possibile estrarre valore.
Il gruppo finanziario del Bahrein ha valutato investimenti nello sport anche negli Stati Uniti. Poi ha guardato in Europa, dove complice la possibile cessione del Chelsea da parte di Abramovich, i riflettori sono finiti sul mondo del calcio. Da un confronto tra i diversi asset e i multipli di vendita, è emerso che la valutazione del Milan (benché altissima se confrontata al solo mercato italiano) è da ritenere a sconto se paragonata non soltanto alle società sportive americane (ad esempio nel basket o nel football americano) ma soprattutto ai club inglesi e a quelli spagnoli.
Certo il calcio italiano non è paragonabile al momento a quello inglese né tanto meno a quello spagnolo: è molto più povero in termini di incassi (ad esempio di diritti televisivi) e non può contare sulle stesse infrastrutture, come gli stadi di proprietà. Ma Investcorp ritiene che questo potrebbe essere un vantaggio. L’orizzonte temporale dei suoi investimenti è di circa di 5 anni, quindi per il Milan, se dovesse comprarlo, vorrebbe dire che la proprietà di Investcorp potrebbe estendersi fino al 2027.
Si tratta di un arco temporale all’interno del quale Investcorp, che possiede anche un braccio dedicato al real estate, potrebbe partecipare alla costruzione del nuovo stadio in collaborazione con il Comune di Milano.
L’altro grande filone del piano di Investcorp è quello di crescita del brand a livello globale e in aree parallele. Per tutte le sue controllate, fino ad oggi, è stata adottata questa strategia. L’esempio più vicino in Italia è stata Dainese, brand che ha importanti connessioni con lo sport, visto che veste campioni del motociclismo come Valentino Rossi. Dainese, che è stata rivenduta qualche mese fa a Carlyle, è infatti cresciuta all’estero, in differenti aree geografiche, ed ha esteso il suo business all’abbigliamento specializzato per altre discipline sportive. Ha puntato su Asia e Stati Uniti per raddoppiare i ricavi.
La stessa filosofia di investimento potrebbe valere, secondo Investcorp, per una società attiva nello sport. L’obiettivo è creare dei brand globali. Sarà possibile farlo per il Milan?
Ma come in tutte le vicende finanziarie, c’è un elemento di complessità. Nel calcio la creazione di un brand globale non è solo correlata alla strategia di marketing e agli investimenti, ma soprattutto al raggiungimento di risultati sportivi che spesso sono frutto di eventi non prevedibili. Lo dimostrano club come il Paris Saint Germain (Psg) che malgrado la presenza dei petroldollari del Qatar non ha ancora vinto nulla di importante a livello internazionale. E’ su questo punto, assieme al prezzo richiesto, che Investcorp starebbe ancora facendo le ultime riflessioni prima di decidere di avviare il suo primo investimento nel mondo del calcio della sua lunga storia di investitore (iniziata negli anni 80 e nota per il rilancio di Gucci).
Investcorp infatti è un fondo che gestisce soldi per i suoi sottoscrittori (in gran parte investitori medioorientali). Deve fare questo lavoro creando valore e non distruggendolo. Ciò significa che anche sul Milan ogni scelta d’investimento sarà oculata, in modo da mantenere un bilancio in equilibrio. La grande difficoltà sarà quella di creare una crescita dei ricavi e al tempo stesso avviare un incremento degli investimenti per migliorare le performance sportive.
L’ultimo punto nel piano di Investcorp è quello delle sinergie e delle relazioni istituzionali. Il fondo del Bahrein è estremamente interessato agli investimenti in Italia, che ha una serie di eccellenze in settori di riferimento: tecnologia, lusso, brand globali. Tutte aree di forte interesse per il fondo del Golfo Persico. Il Milan potrebbe infatti rappresentare, oltre a un investimento da sviluppare, anche un biglietto da visita per futuri investimenti su altri target. Il brand Milan è correlato a una città come Milano, che prima del Covid aveva iniziato una corsa per diventare una delle capitali economiche globali. La corsa con la pandemia si è rallentata ma ora potrebbe riprendere, soprattutto in aree come l’immobiliare e il lusso che sono di interesse del fondo del Bahrein. C’è poi il lato istituzionale. Proprio Investcorp si è infatti accorta di quanto sia difficile lavorare sul mercato italiano, senza avere importanti connessioni con il mondo istituzionale. In una vicenda come il rilancio del brand di abbigliamento Corneliani, dove Investcorp è azionista, è stato necessario avere continue relazioni con il mondo istituzionale per uscire da uno stato di crisi. Il Milan potrebbe dunque essere un biglietto da visita in Italia e in Europa.