La Liguria, con il tragico crollo del ponte Morandi (o viadotto Polcevera) a Genova sull’autostrada A-10 (si parla di decine di vittime), concessione affidata ad Autostrade (gruppo Atlantia), è l’esempio concreto della carenza delle infrastrutture italiane.
Viene da chiedersi come mai in Francia, Germania i ponti non crollano mai. Per non dire del Giappone dove i ponti resistono anche a un terremoto. In Italia sarebbero circa un centinaio quelli indicati a rischio. a causa di età, uso e manutenzione.
Certo la Liguria ha da sempre un rischio idrogeologico, con la collina che si incastra a pochi passi dal mare. Ma questo rischio negli anni non è stato controllato come si doveva e poteva: le autostrade liguri sono congestionate, soprattutto dai mezzi pesanti che vanno verso la Francia, anche perché le infrastrutture autostradali liguri soffrono storicamente di una valida alternativa in fatto di linee ferroviarie veloci: chi ha mai preso un treno per Ventimiglia è perfettamente a conoscenza dei lunghissimi ritardi di Trenitalia su quei binari e dei calvari dei viaggiatori dei treni Intercity. E lo stesso vale quindi per i trasporti commerciali.
C’è da dire che il ponte Morandi era già stato in passato oggetto di grandi controversie. Nel 2014 dopo l’alluvione che colpì la città di Genova, il leader dei 5 Stelle Beppe Grillo era a favore del Comitato “No Gronda” che denunciava lo spreco di denaro per le grandi opere: “6 per il terzo Valico e 3-4 miliardi di euro per la Gronda”, dichiarava assieme al grillino Paolo Putti del Comitato.
L’opera della Gronda avrebbe dovuto alleggerire il traffico sul Ponte Morandi deviando almeno i mezzi pesanti, ma il leader dei pentastellati lo riteneva uno spreco di denaro e incitava il pubblico gridando: “Dobbiamo fermarli con l’esercito”. E la strategia non è cambiata neanche di recente visto che il ministro dei Traporti Danilo Toninelli il 1 agosto aveva dichiarato di aver messo la Gronda tra “le opere da sospendere”.
Insomma, alla Liguria sono state fatte mancare le infrastrutture, sia autostradali sia quei treni veloci che risolverebbero molti problemi. Le infrastrutture liguri sono il simbolo di quest’Italia che non riesce a reggere il confronto con altri Paesi europei in fatto di efficienza delle infrastrutture, malgrado i pedaggi e i costi per i treni restino assai elevati rispetto alla media europea. Sono il simbolo di un Paese che, anzi, è ostile verso quei progetti (come la Tav, linea ferroviaria Torino-Lione) che andrebbero invece a decongestionare il traffico autostradale.
Intanto comincia il solito schema dello scarica barile: l’amministratore delegato di Atlantia (che in Borsa ha bruciato in una giornata circa un miliardo del suo valore) Giovanni Castellucci dice “”non mi risulta che il ponte era pericoloso e che andava chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti”. Sul versante politico il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli spiega che “le prime informazioni sembrerebbero dire che la manutenzione era stata fatta. Queste tragedie non possono accadere in un Paese civile come l’Italia. La manutenzione viene prima di ogni cosa e i responsabili dovranno pagare fino all’ultimo”. Insomma, nessuno ha colpe. Anche questa volta le parole scorreranno a fiumi, qualche magistrato si muoverà e arriverà qualche avviso di garanzia. Fino al prossimo incidente.