È sotto il Vesuvio che sono nati parecchi problemi per l’istituto senese. Per comprenderli bisogna andare con la memoria a metà degli anni 2000 quando a Napoli è nato un team della banca adibito a seguire le aziende campane e soprattutto quelle dello shipping, quindi nel periodo di massimo boom, ma anche di bolla, del settore. Su indicazione di Mussari e Vigni, alcuni banchieri del gruppo responsabili di Mps Service erano scesi a Napoli a seguire le relazioni con i grandi armatori.
I prestiti venivano concessi a piene mani, con garanzie proprio non solidissime: fino a raggiungere oltre un miliardo di finanziamenti. Peccato che ora quelle stesse linee di credito valgano ora ai prezzi di mercato tra i 200 e i 300 milioni.
Tra i casi più eclatanti ci sono i finanziamenti concessi alla Deiulemar, compagnia di navigazione di Torre del Greco (in provincia di Napoli) il cui crack ha coinvolto circa 13mila risparmiatori (di cui 10mila famiglie del luogo), che avevanoinvestito nella società più di 720 milioni di euro. Tra i finanziatori dell’azienda, da molti definita come la “Parmalat del mare”, c’era proprio il Montepaschi. E a quel tempo, prima che il crack si manifestasse con tutta la sua forza, alcuni dei responsabili di Mps Service di Napoli si vantavano per il cliente di Torre del Greco che veniva indicato tra le principali referenze del team.
C’è poi il caso, meno eclatante ma di sicuro effetto, della Rizzo Bottiglieri De Carlini Armatori che proprio di recente ha avviato con le banche l’ennesima ristrutturazione del debito: gli armatori napoletani devono al Monte la bellezza di 220 milioni di euro e la speranza è di potere recuperare una parte di questi soldi nel lungo periodo. Non è dato comunque sapere la ripartizione di questa somma nel bilancio di Mps tra sofferenze, incagli o debiti da ristrutturare. Per raggiungere il miliardo di finanziamenti ci sarebbero poi decine di altri piccoli e grandi armatori napoletani, colpiti dalla crisi del settore degli ultimi dieci anni.