Mediaset sotto attacco di Vivendi con la prospettiva di diventare francese. Un altro importante settore, quello televisivo, potrebbe finire ai giganti di Parigi. Come tante altre importanti società italiane in settori strategici. Qualche esempio? Parmalat nell’alimentare, Pioneer nel risparmio gestito, Telecom Italia nelle telecomunicazioni, più un’altra serie di acquisizioni in settori (assai meno strategici per la nostra economia) come il lusso. La stessa Mediobanca (e di riflesso Generali), inoltre, ha come azionista importante proprio Vincent Bollorè, lo squalo della finanza che si avventa sulle sue prede in modo perentorio, proprio come sta facendo con Mediaset. E’ incredibile come le grandi aziende italiane stiano finendo a Parigi senza che nessuno batta le ciglia: il governo, sulla vicenda Mediaset, ha avuto un sussulto tramite il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha spiegato “che il governo monitora e che la scalata ostile di Vivendi è inappropriata”. Di sicuro in Francia il governo francese non si sarebbe fermato a una dichiarazione. Basta ricordare quando, un anno e mezzo fa, a voler scalare un’azienda francese, come Club Med, era stato l’italiano Andrea Bonomi, azionista del gruppo finanziario Investindustrial. Ma Bonomi era stato respinto perché in ambienti governativi si puntava a preservare “l’orgoglio transalpino” dei villaggi-vacanza. Una domanda è d’obbligo: ma se in Francia vengono arginati “les italiens” su un gruppo di villaggi per le vacanze (molti dei quali sono in Italia), cosa sarebbe successo a Parigi se qualche imprenditore tricolore avesse deciso di comprare un gruppo televisivo transalpino? Apriti cielo. Una possibile risposta si ottiene dal passato dello stesso Berlusconi, che proprio Oltralpe ha lanciato nel 1986 La Cinq, primo canale privato transalpino. La Cinq ha chiuso i battenti nel 1992 e di certo a quel tempo Berlusconi non venne aiutato dal governo francese, per usare un eufemismo.
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