Un intervento sulle banche in limine litis. Il problema delle banche in Italia è arrivato finalmente a manifestarsi, se c’era bisogno, in modo evidente. Per arrivare a questo punto è stato necessario che saltasse l’aumento di capitale di Mps, destinato al mercato, e assieme si concretizzasse la caduta del governo Renzi post-Referendum. Ora l’attesa è quella di un decreto omnibus sulle banche. Un intervento pubblico nel quadro delle regole europee, spiegano fonti interpellate dal’Adnkronos, che potrebbe essere varato dal governo dimissionario se, come è più probabile, dovessero prevalere logiche di urgenza, o dal prossimo esecutivo, se invece prevalessero ragioni di opportunità politica. L’impressione, tra gli addetti ai lavori, è che forse si poteva negoziare con Bruxelles un intervento di questo tipo prima, senza arrivare in Zona Cesarini. L’altro aspetto paradossale è che questo decreto si concretizzerà in pratica senza Governo, mentre quando esisteva un esecutivo la strada sembrava sbarrata per metterlo in cantiere.
Il cuore del provvedimento è la norma che consente la ricapitalizzazione precauzionale della banca di Rocca Salimbeni. Si lavora nell’ambito della direttiva europea sul bail-in: lo Stato subentra al consorzio di garanzia per l’aumento di capitale ma il prezzo da pagare è l’azzeramento dei bond subordinati. Al contrario, si punta a non penalizzare la clientela retail. Il provvedimento dovrebbe contenere poi un pacchetto di misure che non sono entrate nella legge di bilancio, a partire da nuove modalità per assicurare la disponibilità finanziaria al fondo di risoluzione. Si tratta di un meccanismo aggiuntivo, nel caso in cui le contribuzioni ordinarie e straordinarie già versate non bastassero.
A trovare spazio nel dl potrebbero essere anche degli interventi che interessano le banche di credito cooperativo, in particolare con una norma che modifichi il tetto oltre il quale diventa obbligatoria la trasformazione in società per azioni. Nel passaggio della legge di bilancio 2017 alla Camera si era parlato della necessità di adeguare la legislazione italiana a quella europea; la soluzione potrebbe arrivare grazie al decreto. Altro capitolo che dovrebbe essere affrontato è quello relativo al deffered tax asset: si pensa a una disciplina per il periodo d’imposta 2016, che confermi per il primo anno la piena computabilità nel patrimonio di vigilanza delle dta convertibili già in sede di primo bilancio infrannuale successivo. Inoltre il canone da versare annualmente dovrebbe essere commisurato alla differenza tra dta e imposte rilevanti, che risultino al termine dell’esercizio precedente a quello di competenza in cui si effettua il pagamento.