C’è un lavoro sotterraneo che mira a portare Qia, la Qatar Investment Authority braccio finanziario dei reali di Doha, ad essere anchor investor dell’aumento di capitale di Mps, per una cifra che potrebbe essere oltre il miliardo di euro. Proprio Qia ha firmato un confidentiality agreement e ora sarebbe al lavoro assieme all’advisor Rothschild. Sarebbe l’unico fondo sovrano coinvolto finora su Siena, visto che Temasek di Singapore, altro grande candidato, finora ha avuto solo contatti sul dossier: questa settimana ci saranno conference call con Singapore e probabilmente, prima o subito dopo l’assemblea del 24 novembre, un viaggio in Asia.
Ma torniamo al Qatar. Come si diceva c’è un lavoro sotterraneo per convincere il piccolo stato del Golfo Persico a investire in Mps. E va al di là del dossier in sé della banca senese. Infatti il Qatar riceve ogni giorno decine di dossier bancari e perché dovrebbe preferire Mps ad altri? Su questo fronte sarebbero dunque al lavoro lo stesso Governo italiano e Jp Morgan, dove lavora l’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli. L’obiettivo è far leva sulle buone relazioni tra Italia e Qatar, testimoniate da recenti incontri, in vista di una strategia di investimenti a 360 gradi di Doha in Italia. Del resto, Qatar Holding (nella foto l’emiro del Qatar) ha già stretto un accordo strategico di investimento con il Fondo strategico della Cdp (a propria volta braccio finanziario del Governo italiano) e in Italia ha già grandi interessi sulla Costa Smeralda per la quale ha pianificato grandi investimenti. Inoltre lo stesso Qatar ha comprato la compagnia aerea Meridiana. Se davvero investirà dunque in Mps, è facile prevedere che l’accordo con il piccolo Stato di Doha sarà strategicamente ampio tale da coinvolgere investimenti in turismo, infrastrutture e, probabilmente, possibili partecipazioni in aziende di Stato.
Nel frattempo, Mps (dopo il Cda di ieri) ha annunciato il lancio di un’offerta pubblica di acquisto su 11 obbligazioni subordinate, del valore complessivo di 4,289 miliardi, con l’obbligo per gli aderenti di reinvestire il corrispettivo incassato nell’aumento di capitale da 5 miliardi. I prezzi di conversione sono fissati all’85% del valore nominale per i bond Tier 1 e al 100% per i bond Tier 2. Sul tavolo c’è anche la conversione dell’obbligazione Fresh per oltre un miliardo: questa obbligazione, tristemente nota alle cronache, è stata rastrellata da un gruppo di hedge fund, tra cui l’inglese Attestor Capital.
Se la conversione dei bond subordinati in azioni Mps “non avesse un esito soddisfacente”, le banche del consorzio potrebbero sottrarsi all’impegno di garantire l’eventuale inoptato dell’aumento, con la conseguenza che Mps “non riuscirebbe verosimilmente” a chiudere la ricapitalizzazione. E se ciò avvenisse, Mps potrebbe essere sottoposta “ad azioni straordinarie da parte delle autorità competenti, che potrebbero includere l’applicazione degli strumenti di risoluzione”. Mps “prevede che il periodo di adesione all’offerta” per la conversione dei bond subordinati in azioni, “da concordare con la Consob, possa avere inizio entro la fine” di novembre.
Sempre nel Cda di ieri Cerved si è aggiudicata la piattaforma di gestione degli Npl Juliet di Mps. L’operazione prevede la cessione a Cerved Group del veicolo che avrà in gestione le sofferenze non cartolarizzate e una percentuale significativa di quelle che si genereranno nei prossimi dieci anni. Nel veicolo confluirà il personale, su base volontaria, che intenderà far parte della nuova entità. Il veicolo avrà altresì il diritto di aggiudicarsi la gestione di 1/3 delle sofferenze oggetto di cartolarizzazione, nel contesto della più ampia operazione di aumento di capitale e contestuale deconsolidamento dei crediti in sofferenza, comunicata al mercato lo scorso 25 ottobre. L’operazione conferma quanto annunciato con il piano industriale lo scorso 25 ottobre, in termini di efficientamento e massimizzazione dei ritorni legati alla gestione del credito deteriorato.
Il corrispettivo della cessione è pari ad 105 milioni, cui potrebbe aggiungersi un earn out di massimi 66 milioni, basato sul raggiungimento di risultati economici conseguiti nell’arco temporale sino al 2024. Il closing dell’operazione, previsto entro il primo trimestre 2017, è soggetto oltre che all’approvazione dell’autorità di vigilanza anche al positivo completamento dell’operazione da parte della Banca, di aumento di capitale e contestuale deconsolidamento dei crediti in sofferenza. Mediobanca ha agito in qualità di advisor finanziario della Banca mentre lo studio legale Bonelli Erede ha agito come advisor legale.