Ci sono due nodi nell’aumento di capitale di Mps. Uno sta nel rischio di sostenibilità del piano presentato ai potenziali investitori. L’altro sta nel rischio di esecuzione. Sono questi i due nodi che stanno cercando di sciogliere le banche del consorzio di garanzia e il management guidato da Marco Morelli. Una missione difficile e complessa, un caso unico tra i tanti aumenti di capitale che si sono visti in questi anni. Una missione impossibile dunque? Questo no, diciamo non impossibile se ci saranno le giuste condizioni di mercato: in parole povere, se da domani non cadranno le Borse per la vittoria di Trump negli Stati Uniti e se il 4 dicembre non vincerà il No al referendum costituzionale, creando instabilità politica e finanziaria in Italia.
In questo intreccio di politica (anche internazionale) e finanza, si inseriscono i due nodi suddetti: cioè rischio di sostenibilità del piano presentato ai potenziali investitori e rischio di esecuzione tecnica dell’aumento. Il piano presentato agli investitori, secondo quanto si è appreso, prevede un Return on tangible equity (rendimento del patrimonio netto tangibile, ROTE) cioè l’indicatore che misura il tasso di rendimento sul patrimonio netto tangibile, del 9-10% nel giro di un anno. Con questo obiettivo potrebbero essere attratti istituzionali e anchor investor. Ma è un dato sostenibile? In questo caso c’è poco da fare: si può credere o non credere alla stima. E’ una scommessa che gli investitori dovranno sottoscrivere credendo in Mps.
L’altro nodo, quello del rischio di esecuzione dell’aumento, è assai più complesso. Basta un ragionamento matematico per capirlo. Per arrivare ai 5 miliardi necessari per l’aumento, esistono infatti 3 condizioni: conversione dei bond, ingresso degli anchor investor e, infine, aumento sul mercato dedicato agli istituzionali. Ma mentre la terza condizione sembra essere ancorata a un valore fisso (l’aumento per il mercato non potrà essere superiore ai 2 miliardi per poter essere realizzabile), le altre due condizioni sono al momento delle variabili con punto interrogativo. E basta che solo una delle due condizioni (la prima e la seconda) salti, per far naufragare l’aumento.
Vediamo nel dettaglio numerico.
Conversione dei subordinati (e forse anche dei bond senior): Saranno necessari tra i 2 e i 3 miliardi di aumento garantiti dal piano di conversione. Ma non c’è certezza su questo dato, al di là di alcuni fondi (come Attestor e altri hedge) che si sono già posizionati su questo fronte.
Anchor investor: anche quella degli anchor investor è una variabile assai incerta e volubile: non esistono al momento impegni vincolanti da parte di nessun grande fondo. Il Qatar (tramite Qia) dovrebbe sottoscrivere tra 1 e 1,5 miliardi, ma al momento non ci sono impegni in tal senso. Se ci saranno, allora la situazione potrebbe cambiare per Mps. Referendum permettendo.