Le richieste di partecipazione all’assemblea di Bpm del 15 ottobre sono oltre quota 11mila. L’affluenza potrebbe dunque arrivare al record di 12mila. Aumentando l’adesione, crescono quindi le possibilità che la fusione con il Banco abbia il via libera. Infatti, secondo quanto indica la Adn Kronos, le principali incognite che gravano sull’assemblea della Banca popolare di Milano convocata sabato per approvare il progetto di fusione con il Banco Popolare l’effetto “trascinamento”, la partecipazione dei dipendenti soci e il numero di deleghe che riusciranno a ottenere i pensionati. Infatti se in molti, tra cui analisti e agenzie di rating, ritengono più probabile la vittoria del sì – e a Verona salvo sorprese è quasi certa – non è così scontato che a Milano non accada il contrario, ovvero che l’assemblea bocci le prime nozze tra due popolari a quasi due anni dalla riforma del settore fortemente voluta dal governo Renzi.
Per passare, l’unico punto all’ordine del giorno deve raccogliere il via libera dei due terzi della platea, che si esprime con voto capitario, ed è convinzione comune tra diverse fonti che “più sarà alta l’affluenza, più saranno alte le probabilità che la fusione sia approvata”. Il motivo è che i soci dipendenti sono considerati in gran parte a favore del progetto, mentre i soci pensionati, rappresentati dall’associazione ‘Lisippo per Bpm’ e ‘Patto per Bpm’, hanno dichiarato la loro contrarietà.
Per l?adn Kronos, il punto è che i circa 500 soci pensionati e i soci non dipendenti hanno a disposizione dieci deleghe a testa, mentre i soci dipendenti possono contare sulla sola delega dei figli minorenni. Tuttavia, non è detto che tutti i soci dipendenti siano a favore dell’aggregazione perché, come fa notare un consigliere, “ognuno pensa ai suoi interesse personali” e “se in assemblea iniziasse a prevalere il no, con il voto palese alcuni soci indecisi potrebbero subire l’effetto trascinamento e adeguarsi alla maggioranza”.
Dunque, l’assemblea potrebbe trasformarsi in una battaglia all’ultimo voto. A oggi, i soci di Piazza Meda sono 46.967; i dipendenti 7.720. L’affluenza delle ultime assemblee è stata intorno ai 6mila soci in proprio o per delega. Se il numero delle presenze rispettasse le registrazioni – circa 11mila iscritti finora, ma c’è tempo fino alle 17 – al progetto Bpm-Banco servirebbero, teoricamente, circa 7-8mila voti a favore.
Di positivo per il ‘sì’ c’è che molti stakeholder della banca si sono mossi a favore dell’operazione studiata a lungo dai due ad degli istituti, Giuseppe Castagna e Pier Francesco Saviotti. Primi tra tutti i sindacati bancari, che in Bpm contano diverse migliaia di iscritti e oggi hanno serrato le file a Milano invocando le ragioni per votare sì. Chi in assemblea si esprimerà a favore dell’aggregazione sarà anche Pietro Lonardi, storico consigliere di sorveglianza e ‘leader’ dei soci non dipendenti, che può coagulare attorno a sé circa mille voti. Dovrebbe votare a favore di Bpm-Banco anche il socio Raffaele Mincione, che con il fondo Athena Capital possiede il 4,87% di Piazza Meda ma che con il voto capitario conta anche lui solo per una testa.
A sostegno della fusione con Verona dovrebbero essere anche gli altri fondi presenti nel capitale della banca, tra cui BlackRock e Norges Bank. Stando alle ultime comunicazioni Consob, il gigante Usa dell’asset management ha una quota del 4,8% in Banca Popolare di Milano. Norges Bank, invece, dovrebbe essere al 3% circa.
Se la fusione non dovesse essere approvata, i consigli delle due banche convocherebbe subito un’altra assemblea per la trasformazione in Spa entro la fine dell’anno visto che attendere il 2017 significherebbe, per legge, perdere la licenza bancaria. Con l’approvazione, partirà invece l’iter per l’esercizio del diritto di recesso a favore dei soci contrari, di cui è già stato deciso il prezzo. Fissare i limiti al rimborso toccherà invece al futuro cda della nuova banca, come ha spiegato proprio Castagna un mese fa.