Il mercato guarda con scetticismo all’intervento di Ubi Banca sulle good bank. Ubi sarebbe infatti vicina all`acquisto di 3 good banks (Banca Marche, Banca Etruria e CR Chieti). La scadenza negoziata con l’Unione europea per la cessione è il 30 settembre ma non è escluso uno slittamento di qualche settimana per l`ufficialità, come peraltro questa rubrica aveva anticipato nel maggio scorso quando si era ipotizzato un leggero slittamento dei termini. Molto dell`impatto del deal dipenderà dai termini dell`operazione (trasferimento dei non performing loan alla bad bank e impegni su riduzioni del personale).
In particolare gli analisti di Equita ipotizzano una valutazione di 348 milioni (0.2 volte il P/TE) e riconoscimento del badwill (1,1 miliardi). In secondo luogo il trasferimento a Rev, cioè la bad bank, del 50% degli incagli. Il CET1 di Ubi scenderebbe da 11.4% a 10.9% per risalire entro il 2017 a 11.6% post riacquisto minorities. Non viene escluso che UBI considerari un aumento di capitale da 300-400 milioni. Anche in assenza di questa operazione secondo Equita il mercato continuerebbe ad applicare uno sconto ai multipli fino al ripristino di un CET1 >11.5%.
Dal punto di vista strategico l’acquisizione potrebbe presentare rischi legati alla non complementarietà delle reti e all’impatto reputazionale sui franchise post risoluzione: inoltre Ubi si precluderebbe altre opzioni strategiche a più basso rischio (come l’acquisizione di popolari per un prezzo simile come potrebbe essere ad esempio il Credito Valtellinese). Ipotizzando azioni incisive sui costi (-38%) e normalizzazione del costo del rischio le banche in questione potrebbero riportare un utile di 50 milioni con un ritorno sull`investimento del 4%: ai multipli attuali di UBI (0.26 volte il P/TE) i prezzi già scontano gran parte della diluzione del deal. Nel frattempo il titolo Ubi sta perdendo a Piazza Affari circa il 2 per cento.