Banca Carige pronta a cedere 900 milioni di euro di non performing loan tramite le garanzie statali, cioè le Gacs. Secondo indiscrezioni sarebbe ormai pronta l’impalcatura dell’operazione: l’advisor Banca Imi starebbe infatti sondando possibili investitori che inietterano l’equity necessario alla cartolarizzazione. Nel frattempo, sarebbe stata organizzata una gara per scegliere il servicer che si dovrà occupare della gestione delle sofferenze future, passaggio fondamentale nella struttura dell’operazione: visto che in base alla valutazione delle curve di recupero dei crediti problematici viene poi assegnato il voto all’emissione da parte delle agenzie di rating.
Il Cda di Carige si sarebbe concentrato sul ricorso alle garanzie statali, le Gacs appunto, sul modello di quanto fatto dalla Popolare di Bari, il primo istituto italiano a ricorrere a questo strumento. La garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze viene infatti concessa dal ministero del Tesoro per rendere più agevole e meno penalizzante lo smaltimento dei crediti in sofferenza delle banche. Ma occorre il voto finale delle agenzie di rating sull’emissione. In questo modo lo Stato si fa garante solo delle tranche “senior” delle cartolarizzazioni, quelle con un basso profilo di rischio.
Del resto, la banca guidata dall’amministratore delegato Guido Bastianini si è impegnata con Francoforte a cedere in due tranche da 900 milioni ciascuna (la prima entro il 2016 e la seconda nel 2017) 1,8 miliardi di non performing loan. Negli ultimi mesi un team della banca genovese è stato dedicato a questo dossier.
Il capitolo della gestione degli Npl, con il ricorso alle Gacs, si è aperto concretamente dopo che il primo azionista di Carige, Vittorio Malacalza, ha chiuso alla possibilità di cessione dei portafogli di sofferenze ai private equity. Gli Npl dell’istituto ligure sono infatti finiti in questi mesi nel radar di diversi fondi: in particolare, del fondo Apollo, che li ha valutati al di sotto del 20% del valore nominale.
Il management di Carige si attende invece una migliore valutazione. Per la Popolare di Bari, considerato un progetto pilota per il mercato, i crediti deteriorati sono infatti stati valutati il 30% del valore lordo con il ricorso alle Gacs.
Dopo l’operazione sull’istituto pugliese, si sono aperte altre transazioni garantite dalle Gacs: è il caso ad esempio dell’enorme cartolarizzazione (con scorporo di 27 miliardi di sofferenze lorde) di Mps. Ma anche Unicredit potrebbe optare per le garanzie statali su una buona parte dei propri crediti dubbi.
Chi è al momento più avanti è comunque Carige. Nel caso della banca genovese non entrerà però in campo il fondo Atlante, che invece è stato coinvolto nello scorporo delle sofferenze di Mps.
Il prossimo passaggio per Carige sarà la scelta del servicer: in pole position ci sarebbero tre soggett- da una parte proprio Prelios, già coinvolto sull’operazione-pilota per le Gacs della Popolare di Bari, e dall’altra Italfondiario, che assieme alla controllante doBank costituisce il primo gruppo italiano nella gestione dei portafogli di Npl: con circa 90 miliardi di non performing loan in gestione. Inoltre la stessa Italfondiario sta conducendo per conto di Jp Morgan la due diligence sugli Npl di Montepaschi. Infine ci sarebbe Fonspa, pure coinvolta nell’operazione Mps e molto vicina a Quaestio, la Sgr presieduta da Alessandro Penati e regista del fondo Atlante.