Arrivano le offerte per Pioneer. Sul tavolo degli advisor Jp Morgan e Morgan Stanley, secondo le indiscrezioni, sarebbero arrivate 7-8 offerte preliminari. Ieri era infatti fissata la scadenza per le proposte, benché non vincolanti, per l’asset manager di piazza Gae Aulenti, anche se non è da escludere che la «deadline» possa anche essere prolungata.
In campo sarebbero scesi big europei e italiani del risparmio. Tra i pretendenti italiani si sarebbe fatta avanti Poste con un veicolo insieme ad Anima (di cui il gruppo di Francesco Caio detiene il 10,3%) e alla Cdp. Poste potrebbe investire fino a 1,5 miliardi per il 50% della società, utilizzando sia risorse proprie che debito. Con l’acquisizione diventerebbe il terzo player italiano nel risparmio gestito (dopo Generali e Eurizon) con un portafoglio di circa 280 miliardi di euro di asset in gestione.
Sulla partita ci sarebbero anche le assicurazioni Generali, che non commenta i rumors. Il gruppo avrebbe presentato un’offerta non vincolante, dai contorni generici, per rispettare la scadenza. Secondo le indiscrezioni, malgrado Pioneer sia sicuramente un boccone di una certa dimensione, il gruppo triestino sarebbe assai convinto sul dossier tanto che secondo i rumors avrebbe preso come consulenti due banche d’affari come Ubs e Nomura che dovrebbero (in caso di esito positivo) anche finanziare l’operazione: il Leone di Trieste non sembra tanto puntare alla possibile integrazione con Banca Generali, quanto alle grandi sinergie (sia distributive sia di prodotto) che potrebbero essere ottenute con il suo articolato network assicurativo.
Ma sarebbero i gruppi esteri quelli più avanti nel lavoro di organizzazione dell’offerta, almeno quanto a costruzione finanziaria della proposta. È, ad esempio, il caso della francese Amundi, che si sarebbe mossa con anticipo rispetto agli avversari e avrebbe già arruolato la banca d’affari Goldman Sachs sia come advisor sia come capofila del finanziamento assieme a un pool di banche straniere.
Della partita farebbe parte anche un altro colosso francese come Axa, lecui motivazioni sarebbero assimilabili a quelle di Generali: cioè le sinergie ottenibili con il network assicurativo. Le stesse finalità che avrebbe Allianz, l’altra compagnia in gara che sarebbe assai interessata alle attività statunitensi di Pioneer.
Tra i gruppi d’Oltralpe sarebbe sceso in campo anche Natixis, affiancato all’advisor Rothschild.
In gara ci sarebbe poi Aberdeen, che pure in passato ha guardato alle attività negli Usa di Pioneer, ma anche gli australiani di Macquarie, una conglomerata attiva in diversi settori, ma che intenderebbe rafforzarsi nei servizi finanziari: Macquarie starebbe inoltre cercando la sponda di un alleato per realizzare in cordata l’operazione e per ora sarebbe affiancata all’advisor Deutsche Bank.
Al momento invece i private equity sarebbero defilati o in secondo piano, visto che l’Ad Jean Pierre Mustier punterebbe a valutare un’operazione con un soggetto strategico e non finanziario.
A questa prima fase delle offerte preliminari, se tutto andrà secondo le attese, dovrebbe seguire una fase di approfondimento con la due diligence delle attività di Pioneer. In questa parte del processo dovrebbero entrare in gioco i consulenti industriali e legali. La stessa Unicredit sarà affiancata dai legali di Gianni Origoni Grippo Cappelli.
Dopo essere tramontato il matrimonio con l’asset management di Santander l’amministratore deleghato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, sta dunque ragionando su come valorizzare al meglio la società.
Unicredit (che non commenta le indiscrezioni) mira ad ottenere almeno 3 miliardi di euro che gli permetterebbero un aumento del Cet1 ratio di 50-60 punti base equivalente a un rafforzamento patrimoniale di 2-2,4 miliardi di euro. Di sicuro, Mustier sembra aver gettato la rete, per capire cosa potrà ottenere dalla possibile cessione. Anche se non è detto che l’operazione, alla fine, si finalizzi.