Si attende una soluzione strategica per le «good bank» dei quattro istituti nati dalle ceneri di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti. Mentre è ormai agli sgoccioli la scadenza per le offerte vincolanti, formalmente fissata a l’altro ieri ma prorogata di qualche giorno, si contano i soggetti che sarebbero in corsa per l’acquisto delle quattro banche regionali. Al momento le offerte sarebbero arrivate concretamente all’advisor Societe Generale dai fondi di private equity, che già si erano presentati prima dell’estate nella prima tornata d’asta conclusasi sensa successo, cioè Apollo e Lonestar, interessati all’intero perimetro delle quattro good bank. Ma una proposta formale sarebbe arrivata anche dalla Popolare di Bari, interessata alla sola Carichieti.
Sarebbero invece ancora da finalizzare le offerte degli altri soggetti che si sarebbero detti interessati: cioè in particolare la Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) e Bnl-Bnp Paribas, mentre sembrerebbero pià defilate Ubi Banca e Credit Agricole-Cariparma.
Per ognuno di questi soggetti la situazione sembra differente. Bper, che al momento non avrebbe ancora presentato un’offerta, potrebbe infatti essere interessato a rilevare Marche ed Etruria per un corrispettivo vicino ai 300 milioni di euro.La stessa Bnl-Bnp Paribas ha partecipato al data room per l’acquisto degli stessi due istituti. Al contrario, Ubi Banca, data da tempo come uno dei potenziali pretendenti, avrebbe visto il dossier ma sembrerebbe defilata. Come pure Credit Agricole-Cariparma. Tranne sorprese dell’ultima ora, sia Ubi Banca sia Credit Agricole-Cariparma non dovrebbero dunque finalizzare offerte.
L’impressione è comunque che Banca d’Italia e il presidente Roberto Nicastro stiano cercando una soluzione strategica per la vendita.
La prima tornata d’asta ha infatti dimostrato la difficoltà di cedere tutte le quattro banche (Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti) a uno stesso soggetto. Le offerte arrivate dai private equity Apollo e Lonestar (inferiori secondo le indiscrezioni ai 500 milioni di euro) sono state considerate irricevibili da Nicastro.
Così è stato deciso un cambiamento delle condizioni di vendita: la cessione in blocco dei 4 istituti non è più diventata così preferibile ed è stata aperta una nuova asta (in forma più privata) dove sono rientrati in corsa i soggetti che alcuni mesi fa si erano detti interessati soltanto ad alcuni asset singoli: come proprio la Bper, che punterebbe alle sole Etruria e Marche, ma anche il gruppo Bnl-Bnp Paribas. La stessa Popolare di Bari ha potuto confermare il proprio interesse per Carichieti.
Ovviamente esistono dei rischi. Non è detto che con la cessione separata dei 4 istituti venga ottenuto un incasso maggiore rispetto a quello atteso da una vendita in blocco. Insomma, le offerte raccolte potrebbero essere economicamente poco interessanti anche in questo caso, come già successo nella prima tornata d’asta.
C’è poi un problema di business: benché ripuliti dalle sofferenze i 4 istituti starebbero cominciando a risentire dell’attuale situazione di incertezza, come può essere quella collegata a una gestione straordinaria, con un nodo di redditività e con il rischio che i cosiddetti incagli possano tramutarsi in crediti inesigibili.
Infine c’è la tempistica della vendita: la scedenza per avere in mano un compratore (o più compratori) è quella del 30 settembre, decisa con l’Unione europea. Per quella data Nicastro e Banca d’Italia hanno sempre dichiarato di considerare conclusa l’operazione. Ormai al 30 settembre manca un mese e negoziare una vendita con tempi così ravvicinati sembra più favorevole al compratore che al venditore. Ecco perché una soluzione strategica (e per alcuni versi di sistema) sembra l’unica soluzione possibile nelle attuali condizioni.