UniCredit avanza in Borsa dopo i rumors sulla cessione di un mega-portafoglio di 20 miliardi di Non performing loan (Npl) affiancato dalle Gacs, cioè dalle garanzie dello Stato. È questa una delle opzioni, anche se non l’unica, che sarebbe allo studio da parte della banca di piazza Gae Aulenti, che contattata dal Sole 24 Ore non commenta le indiscrezioni. In ogni caso tra gli addetti ai lavori e le banche d’affari il rumors della cessione del mega-pacchetto sta ormai circolando da qualche settimana, soprattutto dopo che il servizio di intelligence londinese Debtwire l’altro ieri ha riportato lo schema del dossier che sarebbe allo studio da UniCredit. La rapida cessione di un importante portafoglio di sofferenze garantite dalle Gacs, sarebbe infatti tra le misure volute dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, una volta arrivato alla guida del gruppo bancario.
L’obiettivo sarebbe lo scorporo in un veicolo di una mole di sofferenze di una ventina di miliardi, individuando anche un partner finanziario per l’operazione. Il mercato sta infatti lentamente adeguandosi al nuovo schema di garanzie statali per i veicoli di cartolarizzazione. L’emissione della Popolare di Bari, per circa 500 milioni di euro, è stata infatti la prima operazione che ha utilizzato le garanzie statali con successo.
Si attende ora anche lo scorporo dei 27,7 miliardi di euro lordi del Montepaschi, anche questa con una tranche importante garantita dalle Gacs. In quest’ultima transazione l’investitore che funge da pivot per tutta l’operazione è Atlante. Il tentativo è dunque quello di creare un nuovo mercato parallelo per gli investitori ed è prevedibile che anche Unicredit voglia cogliere questa opportunità.
Ma un’operazione garantita dalle Gacs non è semplice da organizzare: l’investitore viene di solito individuato alla fine quando è stato analizzato in modo analitico il portafoglio e dopo che è stato scelto il servicer grazie al quale viene dato dalle agenzie di rating il voto investment grade all’emissione. In ogni caso gli analisti sono positivi. Intermonte valuta positivamente l’eventuale riduzione dello stock di sofferenze che rilancerebbe la redditività del gruppo con perdite nette contenute rispetto a recenti transazioni.
Quindi in Unicredit si starebbe ancora riflettendo sulla struttura dell’operazione. Di sicuro, la mega-cessione di Npl allo studio da parte della banca fa parte di un progetto assai più ampio, che con ogni probabilità potrebbe vedere la luce concretamente nel prossimo novembre con la presentazione ufficiale del nuovo piano strategico, che Mustier starebbe focalizzando sull’aumento delle riserve di capitale, sulla riduzione dei costi e su un’importante pulizia dei crediti deteriorati della banca. Con l’obiettivo finale di arrivare a una maggiore redditività.
La pulizia del portafoglio di Npl procede infatti di pari passo con la strategia di potenziali dismissioni di asset nel Centro Europa. Fra tutti la vendita di Bank Pekao per la quale è in corso una trattativa avanzata tra Unicredit e la polazza Pzu. Le parti si sono incontrate la scorsa settimana a Milano per discutere della vendita che potrebbe vedere la discesa in campo anche di uno speciale veicolo finanziario, il Polish Development Fund.
Secondo quanto riferito dal Financial Times qualche giorno fa la polazza Pzu punta a comprare Bank Pekao da UniCredit (che ne detiene il 40,1%) entro ottobre. Uno dei nodi resta il prezzo visto che Pzu punta a comprare l’intera quota per circa 3 miliardi di euro, mentre Unicredit la valuterebbe almeno 3,5 miliardi. Ci sono poi altri dossier aperti. Non è un mistero che le banche d’affari stiano spingendo per una fusione tra Pioneer e Eurizon, progetto già bocciato alcuni anni fa in quanto Unicredit e Intesa Sanpaolo non si trovarono d’accordo sulla governance. L’obiettivo è creare un’Amundi italiana, ma esistono diversi paletti, a cominciare da quello antitrust visto che il nuovo soggetto potrebbe avere una posizione dominante. E le stesse banche d’affari avrebbero presentato un’ipotesi di matrimonio tra Fineco e Banca Generali.
In ogni caso Mustier sembra puntare ad arrivare alla presentazione del piano industriale con alcune operazioni già in cantiere, in modo anche da ridurre l’entità dell’aumento di capitale necessario per la banca per rafforzare i ratio patrimoniali. E un taglio drastico del portafoglio di sofferenze (da 53 miliardi a una trentina di miliardi) sembra far parte di questo progetto.