Siamo veramente a una svolta per la storia travagliata di Mps? E’ lecito chiederselo, visto che in passato la banca ha goduto di numerose ricapitalizzazioni (l’ultima nel maggio del 2015 ma in precedenza altri due aumenti dal 2011 in poi) per complessivi 10 miliardi di ricapitalizzazioni: aumenti di capitale che poi si sono scoperti effettuati sulla base di bilanci 2014 e 2015 scoperti non conformi. Ora tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimi, ecco alle porte un altro aumento di capitale per 5 miliardi di euro. Quindi la somma totale fa 15 miliardi di euro complessivi raccolti sul mercato, negli ultimi 5 anni per una banca che vale oggi circa 900 milioni di euro. Quindici miliardi, di cui una decina già volatilizzati per i tanti risparmiatori e gruppi finanziari che hanno partecipato agli aumenti passati (come la Fondazione), sono davvero tanti: per fare un esempio la manovra economica 2016 del Governo, con la Legge di Stabilità, vale circa 30 miliardi. Quindi le risorse che ha assorbito la terza banca del Paese in 5 anni valgono la metà di una manovra economica di un Paese come l’Italia. Si tratta di una distruzione di ricchezza incredibile, che dimostra, se ce ne era bisogno, quanto siano state negative le gestioni degli anni passati, che hanno concesso fidi in modo molto leggero. La crisi economica non può infatti giustificare un tale livello di sofferenze per la banca senese. Detto questo, siamo davvero a una svolta con questo piano? Ieri negli stress test Mps è risultata la banca meno attrezzata in Europa in caso di eventi negativi, insomma la peggiore. Mps al 30 giugno aveva infatti un Cet1 ratio (indice di solidità patrimoniale) al 12,1% che però, senza intervenire, scenderebbe al -2,44% nel caso si verificasse uno scenario avverso, come quello indicato negli stress test dell’Eba. E’ quindi stato presentato un piano, accettato dalla Bce, che prevede un piano di cessione di 10,2 miliardi di Npl a un prezzo del 33% e un successivo aumento di capitale da 5 miliardi: da notare che 10,2 miliardi di sofferenze nette del Monte equivalgono a 27,7 miliardi di sofferenze lorde. Nel bilancio di Mps (come da relazione presentata ieri) complessivamente ci sono crediti deteriorati netti per 23,6 miliardi, cioè 45,3 miliardi lordi. Quindi una bella parte dei crediti deteriorati finirà nella bad bank, dove parteciperà Atlante, e un’altra parte resterà sui bilanci della banca con un tasso di copertura maggiore, grazie alle risorse che arriveranno dall’aumento di capitale. Insomma, Mps dovrebbe tornare a navigare in acque più sicure. Resta da capire chi prenderà parte all’aumento di capitale: hedge fund o istituzionali che dovranno ridare fiducia alla banca, dopo che ha volatilizzato 10 miliardi negli anni passati. In ogni caso le 8 banche del consorzio di garanzia assicureranno il buon esito dell’operazione (incassando per il loro vitale aiuto circa 250 milioni di commissioni).
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