Cercasi co-investitori che si affianchino nell’azionariato della Popolare di Vicenza ad Atlante, il neonato fondo (sottoscrittore quasi totale dell’aumento di capitale) che oggi controlla il 99,33% dell’istituto di credito veneto.
Saltata l’opzione della Borsa, per mancanza di flottante, Quaestio Sgr, che gestisce Atlante, i soci del fondo stesso e gli esperti del Governo starebbero per avviare il piano B sulla Popolare di Vicenza. L’obiettivo, secondo i rumors, sarebbe cedere una quota della banca stessa a un private equity con esperienza nel settore della ristrutturazione degli istituti di credito.
Così, negli ultimi giorni, sarebbero stati contattati alcuni potenziali candidati. Si parla in particolare di discussioni preliminari con cinque soggetti, di cui uno solo è un fondo d’investimento italiano: l’Investindustrial, fondata da Andrea Bonomi, che è già stato socio in passato della Bpm e che è stato tirato in ballo anche su Carige.
Gli altri gruppi, sempre secondo le indiscrezioni, sarebbero tutti private equity statunitensi con grande competenze nel settore finanziario: tra i nomi che circolano ci sono quelli di Warburg Pincus, di Atlas, di Centerbridge e di Baupost. I primi tre nomi sono soggetti già abbastanza noti in Italia. Warburg Pincus, ad esempio, ha di recente preso in considerazione un investimento in Interbanca. L’americano Atlas è stato il primo gruppo a entrare in campo per acquisire Arca Sgr, la società di gestione delle banche popolari messa in vendita. La stessa Centerbridge sarebbe in corsa per Arca e ha comprato alcuni mesi fa Banca Farmafactoring. L’unico soggetto che finora non è mai apparso sul palcoscenico italiano è il gruppo finanziario statunitense Baupost, investitore fondato all’inizio degli anni 80 da alcuni professori di Harvard e conosciuto per una filosofia molto speculativa da hedge fund.
Resta ora da capire se le discussioni si concretizzeranno o meno. Di sicuro, svanita la Borsa per l’impossibilità di trovare investitori istituzionali, il fondo Atlante, e il gestore Quaestio Sgr, dovranno comandare e gestire una banca, come la Vicenza, verso il rilancio. Si tratta di un’impresa difficile, tanto più se si pensa che Quaestio Sgr, al momento, non ha un team di private equity in quanto fino ad oggi ha gestito i soldi delle Fondazioni e di altri enti. Quindi? Costituire un team di private equity, con esperienze specifiche sulle banche, potrebbe richiedere troppo tempo. Allora non resta che il piano B: cercare un co-investitore tra i fondi che conoscono bene la materia. Quaestio Sgr, nuovo unico azionista della Popolare di Vicenza, sarebbe infatti pronta a convocare un’assemblea nel giro di un mese per rinnovare completamente il consiglio di amministrazione e il management della banca vicentina con l’obiettivo assai impegnativo di ristrutturare e risanare la banca entro 18 mesi per poi tentare nuovamente l’approdo a Piazza Affari. Forse, con un compagno di viaggio, potrebbe essere più facile.
Resta comunque da capire quanto potrebbe essere redditizio per un private equity un investimento sulla Popolare di Vicenza, dopo che nessun istituzionale vero ha sottoscritto la ricapitalizzazione: probabilmente molto dipenderà dalla governance che verrà proposta (quindi anche il numero di consiglieri in Cda) e dal prezzo d’ingresso.
Un mese fa circa, prima che intervenisse Atlante, il fondo americano Fortress si era proposto di entrare nell’azionariato della banca, con la sottoscrizione di una fetta importante dell’aumento di capitale (circa 500 milioni), e di rilevare il portafoglio di Npl del gruppo bancario. Ma l’offerta era stata ritenuta troppo bassa.
Il problema sarà anche avviare il rilancio della Vicenza, che ora dopo l’aumento di capitale ha le risorse per la sua operatività. Il nodo principale resta l’alto livello di non performing loan della banca vicentina, che in parte potrebbe essere ridotto tramite una serie di operazioni con l’altra gamba del fondo Atlante, quella appunto dedicata ai crediti dubbi.