Mediaset festeggia in Borsa l’accordo con Vivendi e gli analisti guardano anche all’appeal speculativo dell’operazione. All’indomani dell’intesa ad ampio raggio fra Cologno e il gruppo francese si cominciano a fare i conti sull’intesa che dal punto di vista azionario porterà Mediaset a possedere il 3,5% di Vivendi, e quest’ultima ad avere la stessa quota di Cologno e il 100% della piattaforma Premium. Gli analisti di Banca Imi ipotizzano infatti che l’accordo potrebbe avere una valenza difensiva in un settore sempre più globale, ma non è da escludere che Vivendi possa aumentare la sua quota futura in Mediaset come ha fatto in Telecom Italia: anche se al momento i termini dell’operazione sono chiari, visto che Vivendi potrà salire al massimo al 5% del gruppo posseduto dalla famiglia Berlusconi nei prossimi 5 anni. Al di là dell’appeal speculativo molti broker guardano alla valutazione implicita data a Premium nell’operazione. Il 3,5% delle due società è stato valutato alla media dei tre mesi in Borsa: 893 milioni per Vivendi, 137 per Mediaset. La differenza la copre la pay tv Premium, valutata complessivamente circa 756 milioni, compresi gli 83 milioni di euro che la stessa Mediaset pagherà a Telefonica per acquistare l’11% della piattaforma. Da ricordare che i 756 milioni comprendono anche i 100 milioni di euro di cassa contenuti in Premium, quindi alla fine il valore complessivo al quale la piattaforma passa di mano è di oltre 600 milioni: inferiore a quello stimato qualche mese fa, quando si ipotizzava un range tra 900 milioni e un miliardo. Di sicuro, Mediaset deconsolida la pay tv, con attivita’ in perdita che hanno registrato 641 milioni di euro di ricavi ma anche un ebit negativo di 115 milioni di euro nel 2015 e ora potrà concentrarsi sulle attività free to air italiane caratterizzate da una buona redditività.
Tanto che Mediaset senza Premium avrebbe chiuso il 2015 con un utile operativo di 345 milioni dovuto a circa 560 milioni di minori costi e a circa 450 milioni di minori ricavi a livelli di gruppo. Al netto di Premium, l’esercizio chiuso a dicembre ha registrato 3,074 miliardi di ricavi consolidati netti (3,524 miliardi il dato effettivo con la pay-tv) e 2,729 miliardi di costi totali (3,29 miliardi in bilancio): l’ebit pertanto salirebbe a 345,1 milioni dai 231 milioni reali. Premium infatti, come riportato nella relazione di bilancio di Mediaset, ha registrato nel 2015 (primo esercizio come societa’ separata) un risultato operativo negativo per circa 115 milioni. Dai numeri proforma si evince inoltre come il deconsolidamento di Premium riporterebbe in utile la gestione operativa delle attivita’ televisive (da -47 milioni effettivi nel 2015 a +66,8 milioni del proforma) e incrementerebbe nettamente il contributo di Mediaset Italia ai risultati di gruppo: l’utile operativo 2015 del business italiano infatti salirebbe a 140,4 milioni pur restando inferiore a quello di Mediaset Espana (205 milioni).
Insomma, l’operazione ha una grande logica industriale, visto che l’obiettivo della partnership fra i due gruppi è quello di creare una major europea nella produzione di contenuti e la costituzione di una piattaforma OTT (over the top content) paneuropea. Ma se si guarda alla sola Premium, l’accordo ha anche una forte valenza finanziaria. C’è inoltre da dire che Mediaset continuerà a supportare Premium nei prossimi 5 anni, in particolare in tre aree: noleggio della capacità di trasmissione sul digitale terrestre, canali non sportivi e raccolta pubblicitaria.