Nel grande fermento che sta attraversando in questi giorni il mondo bancario, con aumenti di capitale, aggregazioni e quant’altro, l’agenzia La Presse di ieri sera mi ha illuminato. Fantafinanza o realtà? Eccola, per chi non l’avesse letta, con l’aggiunta che l’ipotesi Mps è stata smentita prontamente da Unicredit all’agenzia stampa Ansa.
Continuano le grandi manovre attorno a Unicredit. Federico Ghizzoni avrebbe in animo di presentare al cda di giovedì un progetto di acquisizione di Mps. Il piano è stato già anticipato al Governo, che della banca senese è azionista al 4%, ma da parte di Palazzo Chigi sarebbe arrivata una bocciatura legata proprio alle difficoltà di gestione di Unicredit in questa fase economica. Ghizzoni però sembrerebbe intenzionato ad andare avanti, e a presentare comunque il suo piano al board (di domani). Il punto per ora non è all’ordine del giorno. Certo la riunione odierna a Roma con Padoan dove si è parlato proprio dei crediti deteriorati, potrebbe semplificare questa maxi-fusione, visto che a spaventare di Mps, è proprio la massa di crediti deteriorati. Un’operazione che non placa però gli animi degli azionisti, sempre più inquieti per la gestione di Federico Ghizzoni e del suo management. A pesare è soprattutto la gestione della vicenda Bpvi. Questo nonostante da Vicenza arrivino notizie positive. Ci sarebbe infatti un importante fondo americano, che da giovedì sarebbe al lavoro per studiare un intervento simile a quello del fondo Apollo in Carige. Il fondo d’Oltreoceano, tra i principali operanti anche nel nostro Paese, potrebbe coprire una parte rilevante dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi, per cui Unicredit ha sottoscritto un contratto di garanzia sulla totalità dell’operazione. Si sta trattando su come l’intervento del fondo sarà organizzato, se saranno ceduti degli Npl e in quale quota, e quale sarebbe l’assetto della banca a fine operazione. L’ingresso di un fondo di questo tipo, era stato caldeggiato anche da Stefano Dolcetta, presidente di Bpvi, che in un’intervista a ‘il Messaggero Veneto’ a novembre spiegò: “Un fondo americano potrebbe puntare sulla piccola Banca popolare di Vicenza se la ritiene investimento remunerativo, trasparente, liquidabile”. L’ingresso tramite l’aumento di un nuovo socio, ridurrebbe l’impegno ulteriore di Unicredit verso Bpvi, che oggi, stando a quanto si apprende, sarebbe già oggi compreso tra 2 e 3 miliardi, cui andrebbe ad aggiungersi l’aumento di capitale non coperto dal fondo americano. L’obiettivo di Unicredit, anche prima che intervenisse questo fondo, era però tentare un’uscita dall’aumento stesso, appellandosi alle clausole del contratto che in caso di cambiamenti forti dello scenario economico, rendono nulla la garanzia. Negli ultimi 4 mesi però, si fa notare, nonostante le molte oscillazioni del mercato, non ci sono stati eventi tali da indurre il ricorso a tale clausola, peraltro usata raramente. Per proteggersi, Bpvi avrebbe intanto cambiato studio legale affidandosi ad uno dei più noti sulla piazza milanese. Anche il regolatore avrebbe scoraggiato questa mossa di Unicredit, e non si può escludere che questo ‘warning’ abbia condizionato anche lo stop preventivo del Governo sull’acquisizione di Mps. Interpellate da LaPresse, né Bpvi né Unicredit hanno voluto commentare queste ipotesi.
Ps: aggiungo un mio commento. Se fosse davvero vero che Unicredit ha una minima intenzione di gettarsi sul dossier Mps, l’unico significato che si può cogliere è che la banca guidata da Federico Ghizzoni non potrà fare assieme Mps e Pop Vicenza, in quanto l’impegno delle due assieme, sarebbe troppo oneroso.