Ferrovie dello Stato si prepara alla Borsa (o all’ingresso-ponte di soci di minoranza in alcune attività) e nel frattempo cerca di far crescere i ricavi dell’Alta Velocità. Come? Aumentando dal primo gennaio 2016 i prezzi dei biglietti dei treni Frecciarossa, Frecciabianca e Frecciargento. Trenitalia parla di “ritocchi”, ma secondo il Codacons, con l’aumento di aerei e autostrade, sarà una vera e propria stangata per i viaggiatori. Un incremento medio del 2,7%, che per alcune tratte sale ulteriormente, come per la tratta Roma-Milano, dove i rincari diventano del 3,5%. Secondo quanto afferma Trenitalia si tratta del primo adeguamento dal 2011. In ogni caso la tempistica è sospetta. Il Governo sta infatti cercando di spingere sulla quotazione (cominciando a nominare a fine mese i global coordinator) di Ferrovie dello Stato nel 2016, ma non c’è certezza in quanto il gruppo ha ancora diverse problematiche che devono essere risolte. Ad essere quotata dovrebbe essere Trenitalia. Tuttavia ci sono diversi nodi. Le aree che vanno meglio ovviamente sono i Freccia (anche grazie ai prezzi elevati che consentono buona marginalità) e i Cargo tanto che una soluzione-ponte potrebbe essere l’ingresso in minoranza di investitori (anche fondi sovrani) in queste due attività. Ma sono irrisolte ancora le problematiche del treni regionali (quelli dei pendolari) e interregionali, spesso obsoleti e altrettanto spesso non capaci di fornire servizi puntuali. Proprio quello dei ritardi, non solo dei treni regionali e interregionali, resta un tema caldo: secondo il sito Unique Visitor, che ha monitorato i ritardi dei treni, nel 2014 su 63.080 treni monitorati delle frecce di Trenitalia (Frecciarossa, Frecciabianca e Frecciargento) il 62% è arrivato in ritardo ed il ritardo medio generale è di 10 minuti.
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