Facendo pulizia tra i fogli sul mio tavolo al giornale, dopo il periodo festivo, ho trovato un documento (che ho allegato in fondo all’articolo) del quale ero venuto in possesso qualche tempo fa. Ho letto la data del documento: 6 febbraio 2014. Il tema è delicato e complesso: cerchiamo di spiegarlo. Il foglio in questione che riporto è la risposta della Bafin, la Consob tedesca, alla Consob italiana con il quale la Bafin ha confermato a Consob che l’operazione fatta da Mps con Deutsche Bank nel 2013 era in realtà costituita da derivati. Proprio Deutsche Bank è stata controparte di Mps (nell’operazione Santorini) nel 2013 come lo è stata Nomura sull’operazione Alexandria. Su queste due operazioni la Consob stava indagando da diverso tempo (su impulso della Procura di Milano). Ma veniamo all’oggi: come è noto qualche settimana fa la Consob è arrivata alla conclusione che l’operazione con Nomura (quindi Alexandria) è stata fatta in derivati e ha quindi imposto la rettifica dei bilanci 2015. Tuttavia non è stata chiesta la rettifica dell’operazione con Deutsche Bank (cioè Santorini), in quanto sono scaduti temporalmente i termini di rettifica sui bilanci 2013. Ora mi chiedo: in un periodo in cui si parla (visto anche quello che è successo a tante banche italiane regionali come Etruria e Banca Marche) di necessaria tempestività di intervento delle Authority, è possibile per le stesse Authority (quindi Consob ma anche Banca d’Italia che ha poteri di vigilanza) arrivare a dare un giudizio su una vicenda tanto delicata con tempi così lunghi? La Bafin tedesca ha dato la sua risposta nel febbraio 2014, e per di più in modo perentorio sul fatto che quelli in questione fossero derivati. Malgrado ciò non è arrivato un giudizio su Santorini, che invece è arrivato da Consob solo per il 2014 e il bilancio 2015 (quindi per la sola operazione Alexandria). I bilanci precedenti non hanno dovuto invece essere rettificati. Come è noto Mps ha lanciato i suoi aumenti di capitale (l’ultimo nel maggio del 2015 ma in precedenza altri due aumenti dal 2011 in poi per complessivi 10 miliardi di ricapitalizzazioni) sulla base di bilanci 2014 e 2015 che si scoprono ora non conformi, mentre si evince che anche quello 2013 andava rettificato (se solo si fosse dato retta alla Bafin). Una domanda sorge spontanea: perché gli investitori (che hanno partecipato ai ripetuti aumenti) devono sapere con così grande ritardo delle informazioni cruciali? Dal punto di vista numerico, dopo la richiesta di qualche settimana fa di Consob sul bilancio 2014 e la semestrale 2015, il Monte esclude impatti patrimoniali e prospetta un effetto fiscale negativo sul bilancio del 2015 per altri 130 milioni. Tuttavia dal punto di vista dell’immagine di fronte agli investitori esteri (e anche italiani), il risultato di questa lungaggine nella ricerca della verità non è dei migliori.