I contatti con Banca d’Italia sarebbero già iniziati da qualche settimana. I big del private equity, i colossi della gestione dei crediti problematici, avrebbero cominciato a bussare, in modo informale, alla task force di via Nazionale guidata da Stefano De Polis, direttore dell’Unità di risoluzione e gestione della crisi della Banca d’Italia. Ma avrebbero contattato sul tema anche Roberto Nicastro, presidente dei 4 istituti salvati. Si tratterebbe dei giganti nell’acquisto dei non performing loan, i maggiori private equity internazionali attivi negli investimenti alternativi: tra i nomi che circolano ci sarebbero soprattutto quelli di Fortress, Cerberus, Lone Star fino ad arrivare ad Apollo. I riflettori sono infatti puntati sulla bad bank che è in via di costituzione: contenente le sofferenze dei quattro istituti finiti nel salvataggio: cioè Banca Marche, Carife, Carichieti e Popolare Etruria. Il valore originario dei prestiti pronti a finire nella bad bank, pari nel complesso a 8,5 miliardi, è stato ridotto a 1,5 miliardi. Di sicuro il pacchetto interessa molto gli operatori del settore che vedono nel mercato italiano un business in prospettiva assai redditizio per recuperare valore dai crediti problematici: soprattutto in regioni come Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Marche. Gli stessi private equity, secondo i rumors, si potrebbero proporre di rilevare in un’unica soluzione il pacchetto di Npl da 1,5 miliardi.Ma in Banca d’Italia, secondo le indiscrezioni, non sarebbe ancora stata presa una decisione su come gestire la valorizzazione dell’enorme pacchetto di non performing loan. Potrebbe essere presa la strada dell’asta competitiva ma non sono chiari nè i tempi nè le modalità.
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