“Lei pagherebbe 1 miliardo di euro di Equity Value un’azienda che, stabilmente (sottolineo), ne perde tra i 50 ed i 100 per anno con necessità di ristrutturarsi, e probabilmente con l’impossibilità di ristrutturarsi in un arco temporale non inferiore ai 5 anni”. Boccia senza possibilità di appello l’operazione (ipotizzata e mai concretizzatasi) di Mr Bee sul Milan. E ne ha anche per gli altri club di Serie A, i quali al momento è “difficile che possano attrarre investitori internazionali”. E’ una disamina spietata quella di Fabrizio Vettosi sul calcio italiano: Vettosi è un banchiere di lungo corso, per tanti anni ad Efibanca (la merchant bank del Banco Popolare), attualmente è amministratore delegato di Venice Shipping And Logistic. Segue da diversi anni le vicende societarie (e di bilancio) di numerosi club calcistici.
D) Si parla tanto di valutazioni dei club calcistici. Come bisogna valutare in modo corretto il valore di una squadra di calcio?
R) Le aziende di calcio in quanto tali non sono diverse da altre in termini di dinamiche economico-finanziarie e, pertanto, le tecnicalità valutative non si discostano da quelle di altre industry: in sintesi, le aziende valgono per la loro capacità prospettica di generare flussi di reddito e/o di cassa. Pertanto, e tenuto conto che in questo tipo di aziende la dinamica dei flussi di cassa spesso si dissocia da quella dei flussi di reddito, ritengo che il metodo più consono sia proprio il Dcf (Unlevered Discounted Cash-Flow). Su tale aspetto vorrei precisare che si fa molta confusione sulle metodologie applicative, in particolare tra “calciofili” (potrei dire “pallonari”). Si tende, infatti, spesso ad applicare quelle che io definisco “metodologie confuse, o confusionarie”; in sintesi si applica il Nav (Metodo Patrimoniale Semplice) sommando al valore di mercato dei calciatori il valore del marchio. Peccato che il primo è solamente indicativo e volatile e non esprime la capacità dell’azienda di generare reddito attraverso l’attività ricorrente (core business) che non è l’asset playing bensì il produrre ed offrire uno spettacolo (match) con ricavi accessori derivanti dal leisure. Idem per il valore del brand, il quale esprime una positività solo laddove riesce a generare un sovra reddito additivo. In pratica, quando si valuta un’azienda di calcio ci si dimentica che le aziende hanno un valore economico positivo solo quando generano una redditività operativa superiore al costo del capitale
D) Ha fatto clamore la valutazione di un miliardo di euro del Milan. Cosa ne pensa?
R) Potrei non rispondere, basterebbe leggere la mia replica alla sua precedente domanda. Sono io che le faccio una domanda: lei pagherebbe 1 miliardo di euro di Equity Value un’azienda che, stabilmente (sottolineo), ne perde tra i 50 ed i 100 per anno con necessità di ristrutturarsi, e probabilmente con l’impossibilità di ristrutturarsi in un arco temporale non inferiore ai 5 anni. Pertanto, direi di lasciar stare le boutade da trasmissioni televisive calcistiche e di parlare di cose serie. Per definizione sono portato a pensare che un imprenditore di normale razionalità non farebbe mai una cosa simile, anche se va a comprare un’autovettura usata, figuriamoci quando decide di investire somme di tale rilevanza. In conclusione voglio dire che la vicenda del Milan, spero di sbagliarmi, è più simile ad un film di Totò che ad una seria transazione economica
D) I club italiani possano attrarre l’attenzione di investitori esteri?
R) Al momento non vedo Investitori internazionali, soprattutto di matrice finanziaria, che possano essere attratti da clubs italiani. L’industry è piuttosto “bloccata” intorno ad aziende “mono-business” (TV Rights). Chi compra un’azienda di calcio Italiana compra sostanzialmente una stream line di diritti TV per i prossimi due anni con l’auspicio di produrre uno spettacolo a costi decenti per poter rimanere in equilibrio economico-finanziario. Altro non vedo, gli stadi di cui si parla tanto non sono certamente la soluzione per la svolta, comportano investimenti ingenti dall’incerto ritorno. Ci vogliono prima idee e poi gli stabilimenti in cui produrre (stadi), altrimenti si rischia di costruire cattedrali nel deserto. Lei sa quanto costa costruire uno stadio, o rifarlo? Supponiamo anche il tanto decantato Juventus Stadium, questo è costato 120 milioni circa, ma secondo lei riesce a produrre una redditività after tax di 12/13 milioni; ho personalmente qualche dubbio, eppure parliamo del caso più virtuoso in Italia. Aggiungo, peraltro, che prima la “Legge Melandri” con la centralizzazione dei diritti TV (che ha accentuato una forma di mutualità), e poi la normativa sugli Stadi, che non consente praticamente di sviluppare cubature aggiuntive al di la dell’impianto, non hanno contribuito ad attirare l’attenzione di investitori stranieri. A ciò si aggiungono, a volte, componenti ambientali che non ne facilitano l’attrazione. A mio avviso si dovrebbe lavorare meglio sul brand e sulla componente commerciale (e quindi emozionale), semmai partendo dagli attuali stadi ottimizzandone l’utilizzo. Abbiamo dei clubs i cui brands sono fortemente evocativi commercialmente, anche per i non tifosi, faccio un esempio nel citare, al di la dei brands grandi e/o globali, il Genoa, Torino, Bologna, Fiorentina
D) Quali sono i club più virtuosi in termini di gestione?
R) Non vi è dubbio che dobbiamo dividere il mercato in tre segmenti: (i) i Clubs Globali Internazionali e/o Domestici (Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma, Lazio), (ii) I Clubs che hanno una forte brand identity (Genoa, Torino, Bologna, Fiorentina, Sampdoria) e (iii) i Clubs la cui missione è focalizzata su ciò che io definisco la R&D (Ricerca &Sviluppo), cioè sullo scouting attraverso una complessa organizzazione dell’Area Tecnica (Udinese, Empoli, Atalanta, etc.); a volte non a caso i secondi sviluppano anche una specifica strategia focalizzata sul punto (iii), vedi il caso virtuoso del Genoa la cui area tecnica giovanile è sicuramente da prendere ad esempio. Esiste pertanto un winner per ognuna di queste categorie. Ad esempio per la prima potrei dire sicuramente il Napoli che grazie all’attenzione ed alla razionalità di Aurelio de Laurentiis è riuscito in 10 anni a replicare stabilmente risultati economici eccellenti abbinandoli ad altrettanti risultati sportivi. Il Napoli, volendo, potrebbe oggi porre le basi per trasformarsi in un player internazionale globale nei prossimi 5 anni, ma ritengo che l’obiettivo di De Laurentiis sia quello di non rimanere in eterno in questa industry, tuttavia non posso che esprimere i miei complimenti. Nella seconda segmentazione un elogio particolare va al Genoa per la capacità dimostrata nel processo di ristrutturazione avviato due anni fa, laddove dovesse ulteriormente rafforzarsi finanziariamente il club rossoblu potrebbe porre le basi per rappresentare un caso interessante. Nel terzo segmento come non citare l’esempio, unico, dell’Udinese che costituisce la vera Silicon Valley del calcio Italiano
D) Se si dovesse dare lo scudetto dei bilanci, chi vincerebbe?
R) Domanda semplice, risposta semplice: sicuramente al Napoli
D) Cosa pensa del fair play finanziario dell’Uefa e delle multe comminate a Inter e Roma?
R) Sulle sanzioni c’è poco da commentare, esiste una regola, chi la viola viene sanzionato. Sulla regola mi permetta un breve commento. Alcuni anni fa, più di 15, fui chiamato in una Commissione di LNP (allora esisteva una sola Lega Professionistica) per una revisione del Campionato di B in termini di requisiti da parte dei clubs; provai a scrivere delle regole, in sostanza una “covenant grid” ma con scarso successo come può immaginare. Il Fair Play finanziario è costruito male, le faccio una domanda, ma lei trova razionale che il FP finanziario consente ai clubs di perdere? In pratica stabilisce delle soglie in cui la perdita è ritenuta “fisiologica”, in questo modo più che attirare imprenditori-investitori razionali, si rischia di attirare solo mecenati Russi, Arabi e Cinesi in cerca del “regalino” di compleanno da fare al figlio e/o all’amante. Come al solito nel calcio, le regole si fanno sempre a metà per accontentare le varie fazioni politiche. Il FP in principio è corretto ma vanno riviste le regole, e soprattutto va introdotto prima possibile il FP domestico, a livello di tutte e tre Leghe professionistiche