E’ sul tavolo del presidente della Cdp Claudio Costamagna e dell’amministratore delegato Fabio Gallia il dossier del futuro fondo-salva imprese. L’obiettivo, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, sarebbe fare delle modifiche alla formula originaria per arrivare al lancio del veicolo il prossimo anno. Lo strumento di rilancio delle imprese strategiche in difficoltà è auspicato fortemente dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nel veicolo ha già dato la garanzia del contributo la Cassa Depositi stessa, mentre sono ancora da definire nomi e impegni finanziari dei possibili investitori esteri, tra cui fondi di private equity americani. Del resto, c’è necessità di velocizzare il lancio del veicolo visto che c’è già un dossier che sta aspettando: è quello di Ilva, il colosso dell’acciaio finito in difficoltà. Proprio Ilva dovrebbe essere la prima “preda” del futuro fondo-salva imprese, visto che ormai sembrano essersi dileguati (a causa del rischio di revocatorie giudiziarie) i possibili compratori esteri: come gli indiani di Jindal e i francoindiani di ArcelorMittal. Nel frattempo, negli scorsi giorni i commissari straordinari dell’Ilva hanno depositato un primo progetto parziale di stato passivo, relativo a 11.337 domande presentate dai creditori. Lo ha reso noto il Tribunale di Milano, in un comunicato relativo alla procedura di insolvenza di Ilva. Le istanze di insinuazione al passivo pervenute nei termini previsti sono 17.462. Tra queste, 11.337 sarebbero state valutate come ammissibili dai commissari. Tra i creditori che hanno presentato le domande di insinuazione al passivo, per ottenere il pagamento dei debiti nei loro confronti, ci sarebbero anche migliaia di dipendenti dell’Ilva di Taranto (oltre a fornitori, professionisti e istituti di credito), finita in amministrazione straordinaria dopo aver accumulato un rosso di circa 2,9 miliardi.
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