Chi finanzia il terrore? Dopo l’attacco a Parigi, l’Isis ne emerge come un’organizzazione forte sul versante finanziario. Ma da dove derivano le risorse economiche e finanziarie del Califfato? Per rispondere a queste domande questa rubrica ha intervistato Gabriele Iacovino, responsabile degli analisti del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.
D. Per realizzare attentati di questo tipo e’ necessario avere alle spalle un’organizzazione finanziaria, cioe’ servono disponibilita’ economiche di rilievo?
R. Di fatto, dalle prime informazioni, sembra si sia trattato di azioni complesse portate a termine da un gruppo di fuoco che aveva a disposizione fucili mitragliatori, granate e cinture esplosive. Non è tanto la tipologia di armi, ma il numero di proiettili e la capacità di fuoco che per adesso fanno pensare ad una pianificazione importante dell’attentato. In questo senso, se da una parte armi come gli AK-47 si possono trovare a basso costo al mercato nero, le risorse maggiori sono state espresse per reperire proiettili, granate. Le cinture esplosive, invece, denotano non tanto disponibilità finanziaria, quanto una expertise terroristica di alto livello.
D. Quanto costa in termini economici finanziare attentati di questo tipo?
R. Fare una valutazione economica in questi termini è molto difficile. Anche perché le stime dipenderanno dal numero di terroristi e dalla tipologia di armi utilizzate. Non è tanto il costo finanziario in sé, ma la capacità di reperire e trasportare a Parigi un importante quantitativo di armi che lascia perplessi.
D. Come vengono dunque finanziate queste cellule terroristiche?
R. Di solito attraverso un facilitatore che fa da tramite tra gli operativi e i network di finanza islamica che stornano risorse per veicolare verso queste attività. In più, non è da escludere in questo caso anche un coinvolgimento della rete dello Stato islamico in Siria e in Europa.
D. A livello piu globale dove trova l’isis le sue risorse finanziarie?
R. Sul piano economico, l’ISIS rappresenta un’eccezione rispetto alle altre realtà terroristiche in quanto trae la sua ricchezza non da donazioni esterne, che rappresentano solamente il 5% delle sue entrate, ma dalla gestione diretta di tutte le risorse e degli assets economici presenti nei territori attualmente amministrati. Le diverse attività di natura illecita includono la vendita sul mercato nero di greggio, il contrabbando di antichi reperti archeologici fino al pagamento di pedaggi e la riscossione di tasse dai cittadini non mussulmani. Data l’illegalità delle attività economiche non si dispone di dati certi riguardo il volume complessivo di affari del Califfato di al-Baghdadi che dovrebbe aggirarsi attorno i due miliardi di dollari.
D. Ci sono paesi che finanziano l’Isis?
R. Assolutamente no. Ma singoli cittadini che possono supportare l’azione dello Stato islamico finanziariamente
D. Da dove derivano le entrate l’isis? Per spiegarmi meglio: se l’isis fosse paragonato a un’azienda, come genera il proprio giro d’affari?
R. Indubbiamente lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi siriani e iracheni rappresenta l’entrata principale per le casse dello Stato Islamico. Secondo le stime, il Califfato trae da tale attività un guadagno giornaliero di circa un milione di dollari. La vendita avviene attraverso dei contrabbandieri, locali o stranieri, che acquistano il petrolio a circa 30 dollari al barile e lo rivendono a prezzi estremamente concorrenziali sui mercati principalmente di Turchia, Kurdistan e Iran. I traders sfruttano le vie di comunicazione, stradali o navigabili, poste sotto il controllo delle milizie di al-Baghdadi, utilizzano spesso mezzi estremamente rudimentali quali zattere o piccolissime imbarcazioni e sfruttano la porosità dei confini dell’area per entrare inosservati nei territori dei Paesi di interesse.
I traffici illegali di reperti archeologici rappresentano un’altra delle principali voci di entrata nei bilanci dello Stato Islamico. Sebbene si tratti sempre di stime approssimative è stato calcolato che il giro di affari si sia attestato attorno ai cento milioni di dollari nell’ultimo anno.
D. Crede che per combattere l’isis si dovra’ anche tagliare il flusso di denari che gli arriva?
R. Indubbiamente. ma è difficile riuscirci laddove le entrare del gruppo sono principalmente dovute al traffico di greggio e alle risorse accumulate nelle banche delle varie cittadine cadute sotto il controllo dell’ISIS. Vero è che senza un’azione militare forte sul campo l’autonomia finanziaria dello Stato islamico garantirebbe al gruppo di Baghdadi una sopravvivenza senza paragoni.