Sirti, il 13 le offerte. In campo Kkr e i cinesi

Si avvicina all’esito finale la cessione di Sirti, gruppo italiano storico nel settore delle Tlc e famoso per aver realizzato agli albori del settore la rete in rame della Sip. Il prossimo 13 novembre sono infatti attese le offerte vincolanti finali e sul tavolo dell’advisor Lazard arriveranno probabilmente le proposte di Kkr, attivo tramite il fondo salva-imprese lanciato di recente con Unicredit e Intesa Sanpaolo, e quella dei cinesi di Zte. Si sarebbe invece chiamato fuori dal processo il fondo di turnaround Orlando, che quindi non dovrebbe presentare un’offerta vincolante. Probabile che verrà scelta la proposta in grado di fornire non solo vantaggi finanziari (tramite un aumento di capitale che dovra’ essere lanciato), ma anche un piano di rilancio industriale adeguato. Oggi Sirti fa capo a una compagine variegata di soggetti finanziari: ci sono fondi di private equity come Investindustrial, Clessidra e 21 Investimenti, ma anche investitori mezzanini (fra cui Ver Capital e Emisys Capital) fino a soci industriali (come Techint) e istituti di credito come Banca Intesa, socio dopo aver convertito anni fa un prestito convertendo di 40 milioni ma anche maggiore creditore (per circa 200 milioni). Quasi tutti questi soggetti, in maggioranza i soci finanziari, puntano a monetizzare il proprio investimento. Proprio la banca milanese guidata da Carlo Messina, in quanto maggior creditore, potrebbe inoltre avere un ruolo importante sulla decisione finale. Da segnalare che l’operazione potrebbe segnare il debutto del “fondo salva-imprese” lanciato alcuni mesi fa da Kkr assieme ad Unicredit e alla stessa Intesa Sanpaolo, allo scopo di ristrutturare un portafoglio nutrito di crediti corporate delle due banche.
Come detto l’obiettivo e’ consolidare il rilancio di Sirti. Negli ultimi anni l’amministratore delegato Stefano Lorenzi, approdato nel gruppo nel 2011 dopo aver guidato Alcatel Lucent in Italia, ha favorito un cambio di mancia con un incremento medio annuo del fatturato del 10 per cento: con 620 milioni di ricavi nel 2014 e un portafoglio ordini di 550 milioni. Tuttavia servono risorse fresche per ulteriori investimenti che soltanto un nuovo socio potra’ fornire.
Si avvicina all’esito finale la cessione di Sirti, gruppo italiano storico nel settore delle Tlc e famoso per aver realizzato agli albori del settore la rete in rame della Sip. Il prossimo 13 novembre sono infatti attese le offerte vincolanti finali e sul tavolo dell’advisor Lazard arriveranno probabilmente le proposte di Kkr, attivo tramite il fondo salva-imprese lanciato di recente con Unicredit e Intesa Sanpaolo, e quella dei cinesi di Zte. Si sarebbe invece chiamato fuori dal processo il fondo di turnaround Orlando, che quindi non dovrebbe presentare un’offerta vincolante. Probabile che verrà scelta la proposta in grado di fornire non solo vantaggi finanziari (tramite un aumento di capitale che dovra’ essere lanciato), ma anche un piano di rilancio industriale adeguato. Oggi Sirti fa capo a una compagine variegata di soggetti finanziari: ci sono fondi di private equity come Investindustrial, Clessidra e 21 Investimenti, ma anche investitori mezzanini (fra cui Ver Capital e Emisys Capital) fino a soci industriali (come Techint) e istituti di credito come Banca Intesa, socio dopo aver convertito anni fa un prestito convertendo di 40 milioni ma anche maggiore creditore (per circa 200 milioni). Quasi tutti questi soggetti, in maggioranza i soci finanziari, puntano a monetizzare il proprio investimento. Proprio la banca milanese guidata da Carlo Messina, in quanto maggior creditore, potrebbe inoltre avere un ruolo importante sulla decisione finale. Da segnalare che l’operazione potrebbe segnare il debutto del “fondo salva-imprese” lanciato alcuni mesi fa da Kkr assieme ad Unicredit e alla stessa Intesa Sanpaolo, allo scopo di ristrutturare un portafoglio nutrito di crediti corporate delle due banche.
Come detto l’obiettivo e’ consolidare il rilancio di Sirti. Negli ultimi anni l’amministratore delegato Stefano Lorenzi, approdato nel gruppo nel 2011 dopo aver guidato Alcatel Lucent in Italia, ha favorito un cambio di mancia con un incremento medio annuo del fatturato del 10 per cento: con 620 milioni di ricavi nel 2014 e un portafoglio ordini di 550 milioni. Tuttavia servono risorse fresche per ulteriori investimenti che soltanto un nuovo socio potra’ fornire.