Il colosso finanziario statunitense Pimco (alleato alla italo-svizzera Gwm) si accorda con Unicredit e mette il sigillo sul progetto «Sandokan». Con questo nome, di salgariana memoria, è stato infatti definito uno dei piani di ristrutturazione più rilevanti degli ultimi anni per i finanziamenti immobiliari. L’operazione, che ha appena visto l’ingresso sulla scena di Pimco, è stata lanciata infatti da Unicredit prima dell’estate e prevede la creazione di una newco in cui sono confluiti attività finanziarie immobiliari (non performing loans ma anche incagli e una parte di crediti in bonis, tutti legati al real estate) per un valore che dovrebbe essere superiore ai 1,2 miliardi di euro. Proprio Unicredit, interpellata sul tema, non ha rilasciato commenti. In ogni caso l’operazione dovrebbe essere annunciata la prossima settimana, in occasione della presentazione del piano strategico del gruppo guidato da Federico Ghizzoni. Nella newco in questione Pimco dovrebbe essere in maggioranza, mentre Unicredit manterrà una minoranza e dovrebbe quindi deconsolidare questi asset. L’operazione dovrebbe ricalcare l’accordo sottoscritto con il private equity americano Kkr e Intesa Sanpaolo nella primavera scorsa, ma in quel caso i finanziamenti da ristrutturare erano collegati ad alcuni grandi gruppi industriali italiani, mentre nel caso di Pimco si parla di prestiti con sottostante attività immobiliari. Per fare un esempio tra i palazzi che saranno collegati al portafoglio di finanziamenti che confluiranno nella newco ci sarà anche la sede dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, attualmente di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Alleata a Pimco sul dossier, come gestore dei futuri volumi di attività immobiliari, ci sarà la Gwm, società guidata da alcuni specialisti del settore, provenienti da banche d’affari, come Roberto Tamburrini e Gennaro Giordano. La cordata Pimco-Gwm avrebbe dunque avuto la meglio sugli altri due soggetti in gara (Cerberus e Starwood), all’interno di un processo competitivo che durava ormai da diversi mesi e studiato dal banchiere di Unicredit, Alessandro Maria Decio. Di sicuro, per Unicredit si tratta di un’altra operazione importante di «pulizia» e di razionalizzazione del proprio portafoglio di finanziamenti «dubbi». Oltre all’accordo stretto con Kkr, alcuni mesi fa la banca di piazza Gae Aulenti ha concluso un accordo con Pra Group Europe per la cessione pro soluto di un portafoglio di crediti non garantiti e in sofferenza (tra cui credito al consumo e prestiti personali). Queste operazioni si sommano a quelle realizzate nel 2013 con Cerberus su un portafoglio di 950 milioni di crediti non garantiti e in sofferenza derivanti da contratti di credito al consumo e prestiti personali. Una delle maggiori operazioni è stata invece quella nell’ottobre del 2014, finalizzata con la cessione ad Anacap di un portafoglio di sofferenze per 1,9 miliardi. Infine, lo scorso anno, è stato il riassetto di Uccmb a finire sotto i riflettori: dopo un processo d’asta assai competitivo, il fondo statunitense Fortress (affiancato da Prelios) ha rilevato il controllo della controllata di Unicredit attiva nella gestione degli Npl.
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