Finisce il calciomercato e in Italia, i padroni del calcio, i grandi azionisti dei club della serie A, sembrano pronti a mettere mano al portafogli in maniera più incisiva. Con una spesa di oltre 600 milioni. Ma quale è la reale capacità finanziaria dei grandi azionisti della serie A italiana? Quali sono i conti delle loro holding capogruppo? Quanti soldi possono davvero investire sul calcio e chi li finanzia? Questa rubrica farà luce nelle prossime settimane su tutti i conti dei bilanci delle capogruppo (cioè le società con le quali gestiscono e finanziano la squadra) dei padroni della Serie A. Tramite il proprio servizio di intelligence questa rubrica cercherà di scoprire gli aspetti nascosti dei patrimoni personali (anche esteri) dei cosiddetti Paperoni del calcio italiano. Perché ormai finanza e calcio sembrano sempre più correlati. La prima puntata è dedicata ad Erick Thohir, l’imprenditore indonesiano diventato proprietario dell’Inter al posto del petroliere Massimo Moratti. Thohir ha aperto la strada alla proprietà asiatica dei club italiani, una via che altre squadre sembrano sul punto di prendere. Ma, a differenza dello sconosciuto thailandese Bee Thaechaubol che punterebbe a comprare il Milan, Erick Thohir è un nome noto a Giakarta e dintorni. Soprattutto perché è il secondogenito di Teddy Thohir che in Indonesia ha creato un impero con diverse attività industriali. Tuttavia in base alla tradizione familiare indonesiana è il primogenito che si occupa degli affari di famiglia. E così è stato per la famiglia Thohir visto che a seguire gli affari di Astra International è il fratello maggiore di Erick, cioè Garibaldi. Così Erick Thohir ha deciso di costituire la sua holding nel settore dell’intrattenimento e dei media, anche grazie ai 200 milioni di dollari che gli avrebbe dato la sua famiglia come contributo iniziale: cioè Mahaka Group che controlla tv, giornali, due squadre di calcio (l’Inter e il Dc United di Washington e una pallacanestro ( i Philadelphia 76ers). In più, ma al di fuori della sua holding, Erick sarebbe il proprietario di alcuni alberghi in Spagna. Nella campagna acquisti che si è conclusa ieri proprio Thohir avrebbe garantito, tramite la capogruppo, i finanziamenti subordinati necessari alla campagna acquisti nerazzurra, il cui bilancio si è chiuso quasi in pareggio tra soldi spesi (88,7 milioni di euro) e incassati (90,42 milioni) per i cartellini dei calciatori (fonte dati: Transfermarkt). A questi capitali si dovranno però aggiungere circa 33 milioni da pagare tra un anno per i riscatti di diversi dei giocatori rilevati in prestito. Insomma, si tratta di acquisti di giocatori con pagamenti dilazionati. Per le cifre che dovrà eventualmente tirare fuori tra un anno, Thohir avrebbe dato le garanzie necessarie sempre tramite la sua capogruppo. Ma il problema per l’Inter è anche quello di rispettare il fair-play finanziario dell’Uefa. Del resto, lo stesso Thohir pare si faccia finanziare dalle banche per poi finanziare (sempre con un tasso di interesse applicato all’Inter come rilevato dal Corriere della Sera che ha indicato due prestiti da 22 e 60 milioni con tassi d’interesse dell’8% e del 9%) gli investimenti della squadra. Per quanto riguarda i debiti oggi direttamente in capo all’Inter ci sono 230 milioni di euro, linee di credito che alcuni mesi fa sono state riscadenziate con Goldman Sachs con la scadenza cruciale nel 2019 quando dovranno essere restituiti 184 milioni di euro. Proprio il riscadenziamento dimostra che l’Inter, in questo momento e finita l’era Moratti quando era il petroliere a garantire ogni operazione, può essere paragonata a un’azienda sulla quale si sta operando una profonda ristrutturazione finanziaria: nella quale si stanno cercando di aumentare i ricavi (con l’ingresso in Champions League), di lasciare stabili i costi (con prestiti con diritto di riscatto e bilanci più o meno in pareggio fra giocatori acquisiti e ceduti) e di procrastinare il rimborso dei debiti. Insomma, Thohir pare avere qualche anno per raddrizzare le sorti del club riportando i conti in ordine (dal patrimonio netto in rosso per 48 milioni di euro) e cercando di ottimizzare la struttura dei debiti: proprio su questo fronte l’imprenditore indonesiano potrebbe giocare la carta dei mercati finanziari, lanciando un bond (cioè un’obbligazione) che potrebbe migliorare ulteriormente la struttura finanziaria del club. Un anno fa l’Inter aveva provato a lanciare un bond, ma poi la crisi dei mercati ha bloccato l’operazione. Ma non è detto che il club non ci riprovi con un’emissione dedicata ad investitori istituzionali. L’altra opzione sarebbe la quotazione dell’Inter che sembra tuttavia al momento assai complicata. Più facile sarebbe, invece, quotare la capogruppo di Thohir, cioè Mahaka Group, attiva nei media e nello sport. Però quella di Thohir sembra proprio una proprietà a tempo: se l’indonesiano nel giro di due anni avrà risollevato le sorti sportive e finanziarie dell’Inter, avrà vinto la sua scommessa. In caso contrario, chissà, si potrebbe rivedere (mai dire mai) un ritorno di Massimo Moratti.
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