Come difendersi dalle mire dei grandi gruppi esteri che stanno facendo incetta di gruppi italiani? Dopo il passaggio in mani cinesi del controllo di Pirelli e dopo l’offerta tedesca per Italcementi, il team di esperti economici di Matteo Renzi starebbe avviando una serie di consultazioni con noti consulenti. Non sembra infatti fino ad oggi bastato l’intervento del Fondo Strategico Italiano per evitare che tante aziende tricolori leader nel loro settore cambino casacca, diventando estere. L’obiettivo resta infatti quello di mantenere l’occupazione e gli investimenti in Italia per tutte le aziende finite al di là dei confini e in questo senso si sarebbero mossi i collaboratori di Renzi. Un esempio è stato quello del braccio di ferro con l’americana Whirlpool sulla Indesit. Ma i dossier più caldi restano quello di Telecom Italia e delle telecomunicazioni in generale. L’Italia è infatti l’unico Paese del G8 dove nessuna delle aziende di Tlc ha un azionista nazionale e casalingo. Vodafone è inglese (anche se Vittorio Colao garantisce l’italianità), Telecom Italia ha appena visto l’ingresso del socio francese Vivendi e 3 Italia e Wind, appena unitesi, saranno una joint venture cinese-russa-norvegese. Proprio su Telecom Italia Renzi ha appena incontrato Vincent Bollorè, dopo una lunga attesa, avendo rassicurazioni sugli investimenti. E anche nella fusione Wind-3 ci sarebbero state dai vertici delle due aziende rassicurazioni in tal senso. Ma mentre gli ambienti governativi si muovono per arginare l’avanzata estera (che in alcuni casi è ben accolta ma in altri rischia di creare problemi sul tessuto produttivo italiano) , sul mercato già si scommette su quale sarà la prossima preda nazionale dei colossi stranieri.
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