Saipem e quell'incarico incompiuto a Goldman Sachs per il break-up

Il possibile riassetto di Saipem sarà sicuramente uno dei dossier più difficili del 2015. Prima che Eni decidesse di bloccare ogni tentativo di cedere la controllata (causa la caduta del titolo in Borsa, la discesa del prezzo del petrolio e la vicenda South Stream) a provare a lavorare sul riassetto sono state diverse banche d’affari. Non soltanto Credit Suisse (per conto di Eni) e Lazard (attiva sul rifinanziamento dei 6 miliardi di debiti infragruppo), ma anche l’americana Goldman Sachs, banca che vanta buone relazioni con Saipem. L’incarico a Goldman, secondo le indiscrezioni, sarebbe stato ad ampio raggio su Saipem. La banca d’affari avrebbe infatti dovuto studiare ogni possibilità di valorizzazione delle attività di Saipem: una delle ipotesi sarebbe stata il break-up delle attività di Saipem (l’E&C onshore, l’E&C offshore e il drilling) con la cessione delle attività meno strategiche. Ma l’improvvisa discesa del mercato ha fermato ogni progetto. Con la conseguenza che oggi Saipem è un’operazione in cerca di autore.