Telecom Italia accelera sull’analisi della fusione fra la controllata Tim Brasil e Oi. L’operazione è definita da fonti finanziarie ancora in una fase di analisi approfondita, quindi una sorta di pre-due diligence. Quest’ultima però potrebbe partire presto, appena saranno più chiari i contorni societari di Oi, che è ormai vicina a cedere le sue attività portoghesi ai francesi di Altice.
L’analisi approfondita portata avanti da Telecom Italia, assieme ai suoi advisor, riguarderebbe una fusione di Tim Brasil con una Oi priva dei suoi asset portoghesi e africani che sono in fase di vendita. Sul dossier Telecom Italia avrebbe inoltre arruolato le stesse banche che hanno lavorato sull’operazione (archiviata con un insuccesso) Gvt: cioè Mediobanca, Citigroup e la brasiliana Bradesco.
L’analisi in corso riguarderebbe non soltanto le sinergie possibili dall’unione fra Tim Brasil e Oi ottenibili con il risparmio di costi e l’aumento dei ricavi: che andrebbero da 6-7 miliardi nella opzione più conservativa fino a 9 miliardi di euro secondo l’ipotesi di studio più ottimistica.
Telecom Italia nella nuova entità dovrebbe avere almeno il 51%. Quindi gli advisor di Telecom starebbero cercando di capire gli esborsi finanziari necessari per arrivare a questo obiettivo. Di sicuro, la fusione tra Tim Brasil e l’intera Oi (con le attività portoghesi e africane in pancia), potrebbe comportare uno sforzo troppo importante per Telecom Italia.
Per unirsi con l’intera Oi (che vale ai prezzi di mercato circa 19 miliardi di euro) e prendere almeno il 51%, Telecom Italia potrebbe infatti essere costretta a lanciare un aumento di capitale abbastanza impegnativo e nell’ordine di qualche miliardo. Secondo gli analisti di Deal Reporter potrebbe essere necessario un aumento di capitale monstre da 5 miliardi di euro.
Al contrario, un’unione con Oi (senza Portugal Telecom e le attività africane) avrebbe un impatto limitato sulla leva finanziaria di Telecom Italia (attualmente con un rapporto tra debito e margine operativo lordo di 2,96 volte contro le 3,57 volte di Oi) e richiederebbe una componente in denaro abbastanza modesta. Proprio questa sarebbe la strada prescelta da Telecom Italia: secondo i calcoli di Deal Reporter un’offerta in azioni di Tim Brasil su Oi, con un premio del 15%, darebbe a Telecom Italia il 45% della nuova entità.
A quel punto basterebbero circa 800 milioni cash per arrivare al 51% della nuova realtà e, quindi, al controllo da parte del gruppo italiano guidato dall’amministratore delegato Marco Patuano. Si tratterebbe di una cifra quindi più contenuta, che darebbe la possibilità a Telecom Italia di lanciare un piccolo aumento di capitale (direttamente o tramite la controllata Tim Brasil) oppure di contare sulle linee di credito delle banche finanziatrici. Facile dunque rileggere e comprendere, alla luce di queste considerazioni, le affermazioni di una settimana fa di Patuano stesso riguardo alla possibilità di un futuro aumento di capitale. L’amministratore delegato ha infatti spiegato che «non è allo studio nessun intervento sul capitale e che è assolutamente prematuro parlarne». Insomma, le necessità finanziarie al momento non sono ancora chiare. La situazione potrebbe definirsi entro fine anno, subito dopo il via libera di Oi alla vendita di Portugal Telecom ad Altice. A quel punto potrebbe partire la due diligence vera e propria.