Arrivano le offerte per le attività italiane di Eon Italia e all’appello mancano i possibili acquirenti più attesi. Enel avrebbe infatti lasciato la presa sugli asset in vendita da parte della tedesca Eon, mentre A2a sembra più fuori dall’asta che parte veramente attiva.
Il campo dei possibili pretedenti nell’asta per gli asset del colosso tedesco dell’energia, che ha deciso di lasciare l’Italia, potrebbe perdere dunque due dei suoi «pesi massimi». Ieri alla scadenza delle proposte vincolanti, secondo le indiscrezioni, non risultava infatti arrivata all’advisor Goldman Sachs l’offerta di Enel, mentre fonti vicine ad A2a puntualizzavano che la società è impegnata a realizzare il suo piano industriale e che l’interesse per le attività di Eon è abbastanza basso.
Quindi, alla conta delle offerte vincolanti, gli unici nomi sicuri sarebbero tre o quattro. Italtrading, che sarebbe affiancato dall’advisor Pwc, avrebbe infatti fatto un’offerta per il portafoglio di clienti di Eon Italia. In campo poi anche il fondo di private equity Terra Firma per gli asset nell’eolico, mentre per le rinnovabili idroelettriche ci sarebbe il forte interesse di Erg. L’agenzia Ansa cita poi anche Hera e F2i tra i soggetti che hanno messo sul tavolo un’offerta. Non sarebbe invece della partita il gruppo cinese Shanghai Electric Power. Secondo i rumors le offerte vincolanti sarebbero dunque 5-6.
Sul tavolo, in vendita, ci sono circa 6 gigawatt di generazione, anche idroelettrica, cui si aggiungono le quote nel rigassificatore Olt e del progetto del gasdotto Tap, ma anche circa 900.000 clienti elettricità e gas. Ora resterà da verificare l’accoglienza di Eon alle offerte ricevute per le attività italiane. Se la proposta economica verrà ritenuta adeguata, sarà concessa un’esclusiva a trattare. Tuttavia, tra gli addetti ai lavori, viene ritenuto che alla fine lo spezzatino degli asset potrebbe non accontentare il gruppo tedesco, visto che alcune attività correrebbero il rischio di non essere cedute.
Così su tutta la trattativa incombe l’ipotesi di una fusione fra Eon Italia ed Edison. Proprio la controllata italiana di Edf, assistita da Mediobanca, ha ritenuto di non partecipare all’asta, per proporre successivamente un’unione ai tedeschi. Ora questa ipotesi, se l’asta dovesse andare male, potrebbe tornare in auge, anche se nell’ultimo mese gli equilibri in Edf sono cambiati con l’arrivo del nuovo capoazienda Jean-Bernard Levy al posto di Henri Proglio, che era tra i fautori del matrimonio italiano con Eon.