Il Governo accelera sulla cessione del 5 per cento di Enel e nomina advisor Equita

Il Governo accelera sulla vendita del 5-6% di Enel e incarica Equita come advisor per l’operazione.
Proprio negli ultimi giorni sarebbe infatti stato affidato il mandato alla banca d’investimento guidata da Francesco Perilli. Equita, sempre secondo i rumors, avrebbe avuto l’incarico dopo che era stata selezionata dal ministero dell’Economia e delle Finanze una short list di possibili advisor tra i quali scegliere, tra cui anche Lazard.
Ora Equita provvederà a consigliare il Governo (che controlla direttamente il 31,2% nel gruppo energetico) su come strutturare l’operazione, che avrà luogo nei prossimi mesi, e sulla congruità del futuro prezzo di cessione.
Il mandato ad Equita avrà comunque come scadenza massima il 31 dicembre 2015, quindi circa 15 mesi come tempo massimo per concretizzare la transazione. Intanto già trapelano alcuni dettagli sul deal che si concretizzerà nei prossimi mesi. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi da «Deal Reporter», si avranno lumi sulla cessione soltanto dopo la presentazione dei dati del terzo trimestre di Enel, che avrà luogo il prossimo 11 novembre, cioè dopo il cosiddetto periodo di «blackout». Subito dopo potrebbero essere scelti anche i book runner della transazione. Tuttavia al momento non c’è alcuna tempistica certa, tanto che fonti vicine al Ministero dell’Economia sottolineano che verrà scelta la finestra temporale migliore da qui a fine 2015.
Secondo indiscrezioni per la cessione dovrebbe essere comunque preferita una procedura di accelerated bookbuild destinata a investitori istituzionali italiani ed esteri, che potrebbero essere attratti dal piccolo sconto tipico di queste operazioni.
Agli attuali prezzi di mercato il Governo italiano, che sta predisponendo l’operazione per ridurre il debito pubblico, potrebbe incassare dalla cessione del pacchetto di azioni Enel circa 2,-2,4 miliardi di euro. Si tratta di un’operazione di dimensioni minori rispetto a quelle già effettuate dal Governo italiano nel passato: nel 2004 e nel 2005 le cessioni avevano infatti reso 7,6 miliardi e 4,1 miliardi. Il governo dovrebbe comunque cedere una quota attorno al 5-6% dell’Enel, che consentirà in ogni caso al Tesoro di mantenere almeno il 25% del gruppo.
La tempistica sarà fondamentale, perché si attende la migliore valorizzazione del pacchetto azionario. Con un occhio, però, al momento migliore per far partire il processo, quindi senza fretta. Proprio il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha infatti spiegato che Enel ed Eni sono due società con grandi potenzialità e il corso dei titoli potrebbe ancora crescere.
Del resto agli oltre 2 miliardi attesi per il pacchetto del 5-6% di Enel, vanno aggiunti i circa 2,8 miliardi che potrebbero arrivare, in futuro, dalla valorizzazione della quota detenuta direttamente in Eni (3,9%). L’incasso per il governo, grazie alle due dismissioni, potrebbe dunque essere superiore ai 5 miliardi di euro.
Il tutto avverrà in attesa che tornino sotto i riflettori le altre privatizzazioni previste nei mesi scorsi e solo momentaneamente congelate: cioè quella delle Ferrovie dello Stato, quella delle Poste Italiane e, infine, quella di Enav.