Si allarga il campo dei possibili acquirenti di Petrolvalves, società di Varese attiva nel settore delle valvole per il settore petrolifero e controllata anche dal fondo Sator di Matteo Arpe, oltre che dalle famiglie Candiani e Lualdi. Secondo indiscrezioni la short list dei pretendenti (che già comprendeva il family office di un ramo della famiglia tedesca Thyssen, ma anche il colosso statunitense General Electric Oil e gli altri gruppi industriali americani Pentair ed Emerson) sarebbe stata allargata e sarebbero stati selezionati altri 3 soggetti.
Due di questi sarebbero due giganti del private equity come Kkr e Blackstone, mentre l’altro soggetto sarebbe il gruppo industriale americano Imi.
Insomma l’asta, che sta continuando fra alti e bassi ormai da diversi mesi, ha raccolto molto interesse sia da parte di gruppi industriali americani sia da parte dei giganti del private equity. Restano ora da capire i tempi del processo competitivo, che sarebbe gestito personalmente da Matteo Arpe con Banca Profilo (controllata del fondo Sator).
Del resto, in vendita c’è appunto il 60% dell’azienda lombarda in mano alle figlie del fondatore del gruppo, Mario Candiani: queste ultime due anni fa si erano affidate proprio ad Arpe per ragionare su cosa fare del loro 60% e il fondatore di Sator aveva deciso di affiancarle, acquisendo il 20% delle azioni. Al contrario il restante 40% dell’azienda, di proprietà della famiglia Lualdi, non risulterebbe in vendita. Proprio i Lualdi si erano affidati qualche mese fa a Mediobanca per essere compratori e non venditori delle loro azioni: tanto che inizialmente era stata studiata un’alleanza prima con il fondo Permira e poi con First Reserve, partnership che però non sono andate a buon fine visto che i due fondi si sono ritirati dall’asta.
Ora i Lualdi starebbero cercando ancora un’alleanza con un fondo di private equity.
Di sicuro, l’asticella del prezzo per il controllo dell’azienda si sta alzando. Per il gruppo di Varese (che ha chiuso l’ultimo esercizio con ricavi consolidati per 224 milioni di euro, un margine operativo lordo di 78 milioni e una posizione finanziaria netta positiva con liquidità di 220 milioni) circolano infatti valutazioni superiori a 1,1 miliardi di euro. Stime di valore elevate per un’azienda che, fino a qualche mese fa, era sconosciuta a molti addetti ai lavori del mondo finanziario, ma ben nota ai grandi gruppi industriali americani del settore oil che ne hanno sempre ammirato la redditività e la grande capacità di generare cassa.