Telefonica-Telecom Italia, Telefonica-Mediaset, Enel-Endesa, Rcs-Recoletos e, infine, Santander-Mps. La storia degli incroci finanziari-industriali tra Italia e Spagna non porta negli ultimi dieci anni molta fortuna all’Italia. Un po’ come ai mondiali e agli europei di calcio, dove di recente la Spagna ha sempre battuto l’Italia. Soltanto che nelle vicende finanziarie, a differenza di quelle calcistiche, non fanno la differerenza i dribbling ubriacanti di giocatori come Iniesta, ma una certa “furbizia” spagnola a rifilarci grandi opportunità che alla fine si rivelano grandi “miraggi”. IL caso simbolo è la cessione da parte di Santander, con il presidente Emilio Botin regista, della Antonveneta a Monte Paschi a un prezzo strabiliante e gonfiato. Mps abbocca e da quel momento nascono i grandi problemi della banca senese che deve chiedere gli aiuti di Stato per non fallire. Ora il gruuppo guidato da Viola, dopo l’aumento da 5 miliardi, è salvo, ma che fatica…
Altro giro, altra merce venduta come diamanti ma che forse è più uno zircone. Enel rileva Endesa e l’operazione pare subito la chiave di volta nei rapporti energetici tra Italia e Spagna. L’operazione che porterà Enel nell’Olimpo dei gruppi dell’energia. Anche questa volta il prezzo è da record. Ma, dopo alcuni anni, l’acquisizione (oltre ad avere creato parecchio debito) comincia a mostrare delle falle. Ora Enel è costretta a riorganizzare Endesa sia in Spagna sia in Sudamerica.
C’è poi il capitolo dei media. Mediaset presenta in pompa magna qualche mese fa il suo progetto di pay tv europea che dovrà raggruppare Italia e Spagna. Già sembra certo l’interesse di Al Jazeera, la pay tv del Qatar. Il gruppo di Cologno deve solo accordarsi con Telefonica per dividersi equamente Digital Plus, la pay tv iberica dove sta uscendo il gruppo Prisa, fortemente indebitato. Ma il progetto europeo di Mediaset si scioglie come neve al sole. Anche in questo caso è Telefonica a farla da padrone sul gruppo italiano della famiglia Berlusconi: si muove prima e rileva il controllo di Digital Plus da Prisa per poi accordarsi anche con Mediaset sulla sua quota. Infine stipula con Mediaset un accordo per rilevare una quota di minoranza di Mediaset Premium: una sorta di “contentino” per non rendere troppo amaro il boccone a Mediaset, che ha dovuto rinunciare al suo progetto di pay tv europea.
Ma i grandi smacchi per l’Italia con la Spagna non finiscono qui: come non ricordare, sempre nell’editoria, l’avventura spagnola del gruppo Rcs, editore del Corriere della Sera? L’acquisto a cifra record di Recoletos viene prima indicata come l’inizio dell’espansione internazionale del gruppo di via Solferino. Poi, a distanza di alcuni anni, l’operazione si rileva per quello che è: un salasso per Rcs che deve svendere l’argenteria di famiglia (a cominciare dal palazzo di via Solferino) per ripagare le banche.
Infine, notizia di ieri, c’è l’affaire Telecom Italia. Gli spagnoli di Telefonica, ancora loro, scaricano Telecom Italia e il mercato italiano e si buttano alla conquista del Brasile con un’offerta per Gvt dove danno in cambio alla francese Vivendi l’8 per cento di Telecom Italia. Per il gruppo guidato da Marco Patuano l’offerta lanciata dal suo azionista iberico è una vera spina nel fianco, visto che rischia di far diventare Telecom Italia una piccola azienda nazionale costringendola a cedere anche Tim Brasil, che si sarebbe dovuta “sposare” proprio con Gvt. In pratica, Telefonica ridimensiona (in piccolo) il futuro di Telecom Italia, quella stessa azienda che qualche anno fa il gruppo iberico diceva di voler potenziare dal punto di vista industriale. Come è stato ridimensionato (sempre da Telefonica) il futuro europeo di Mediaset.