Il bond convertibile da un miliardo di Stmicroelectronics va a ruba tra i grandi investitori istituzionali europei. Tra i grandi sottoscrittori, secondo le indiscrezioni raccolte sul mercato, ci sarebbero la Compagnie Financière Edmond de Rothschild, la francese Amundi e la tedesca Dws Investments.
Lo scorso fine giugno la società italo-francese ha annunciato un’offerta di obbligazioni senior unsecured per un ammontare nominale pari a un miliardo di dollari. I nuovi titoli (trattabili alla Borsa di Francoforte), sono stati suddivisi in due tranche: con scadenza di 5 e 7 anni, convertibili in azioni ordinarie Stmicroelectronics già in circolazione o da emettere. Allo stesso tempo la società ha anche reso noto un programma di riacquisto di azioni proprie con un piano di buy back che prevede un numero massimo di azioni ordinarie da riacquistare di 20 milioni, pari a circa il 2,2% delle azioni ordinarie costituenti oggi il capitale.
Nel dettaglio i titoli a 5 anni non maturano interessi (con premio di conversione tra 30 e 40%) e quelli a 7 anni avranno interessi pari a un tasso annuo tra 0,5 e l’1% (premio di 31-41%). Da notare la pattuglia di consulenti: Jp Morgan e Bnp Paribas hanno infatti agito in qualità di coordinatori globali e Banca Imi, Morgan Stanley, Societe Generale Corporate & Investment Banking e UniCredit in qualità di joint bookrunner.
La fotografia dell’operazione, a qualche settimana dalla conclusione, mostra un parterre di investitori variegato e stabile a dimostrazione del successo dell’operazione. Il 61% degli investitori della tranche a 5 anni è infatti di tipo long only 61% mentre per quella a 7 anni la quota di investitori stabili sale addirittura all’86 per cento.
Si tratta della prima operazione di questo tipo dal 2007, cioè dall’inizio del credit crunch dopo il default di Lehman Brothers. L’interesse dall’estero è stato chiaro se si guarda la ripartizione geografica dei sottoscrittori del bond convertibile: il 33% arriva infatti dalla Francia, il 16% dal Regno Unito, il 15% dagli Usa, il 15% dalla Svizzera, il 9% dalla Germania, il 6% dall’Italia e un altro 6% dal resto del mondo.