Ecco le 20 medie imprese italiane nel mirino del private equity

Valvole per impianti petroliferi, radar per aeroporti, macchine da gioco, ma anche abbigliamento e sughi pronti fino al farmaceutico e al settore finanziario. Il mercato italiano del private equity potrebbe vivere un buon momento nella seconda parte dell’anno: le operazioni, soprattutto quelle di taglia medio-piccola, continuano ad essere parecchie. Se ne contano almeno una ventina in corso d’opera e gli operatori di mercato, secondo un’indagine effettuata da Mergermarket, sono convinti che la seconda parte dell’anno potrebbe vedere una solida crescita dei volumi. Nella prima parte dell’anno infatti la fotografia è a due facce: è aumentato leggermente il numero dei deal (28 nei primi sei mesi del 2014 contro i 27 del 2013) ma è diminuto notevolmente il valore delle operazioni: 1,073 miliardi di euro rispetto ai 2,427 miliardi del 2013. “I multipli dei deal – spiega Eugenio Morpurgo, amministratore delegato di Fineurop Soditic – sono assai sostenuti, soprattutto nella fascia alta dimensionale, nella quale la concorrenza è notevole, sia da parte dei fondi che dei compratori strategici tornati in forze sul nostro mercato  e nella quale la  disponibilità di acquisition financing è migliore rispetto al mercato small size.  In questa fascia, l’M&A in Italia  è tornato ad essere un mercato del venditore. Nei primi mesi dell’anno il multiplo medio sulle operazioni di private equity di maggioranza ha superato il livello record di 8 volte l’Ebitda”. Le maggiori operazioni in corso di svolgimento, con aste ufficiali, sono quella su Petrolvalves, azienda di Varese attiva nel settore delle valvole per il settore petrolifero e controllata (con il 60%) dagli eredi del fondatore Mario Candiani a fianco del fondo Sator, il veicolo di investimenti fondato da Matteo Arpe. La società (che avrebbe una valutazione superiore ai 700 milioni di euro) sarebbe entrata nel radar di grandi private equity americani come Kkr e Blackstone, ma tra gli interessati ci sarebbe anche il Fondo Strategico Italiano (Fsi) che starebbe pensando a una possibile integrazione con la partecipata Valvitalia. C’è poi l’asta su Cogetech, tra i maggiori concessionari italiani nel settore della gestione di apparecchi da intrattenimento (con un network di quasi 40mila apparecchi al pubblico) e nelle videlotteries con 5.200 terminali. La società, che è controllata da Investindustrial e dal fondo Orlando, ha ricevuto due settimane fa offerte da alcuni gruppi industriali e dal fondo statunitense Apollo.
Tra le aziende di dimensioni più piccole attive nel settore industriale è invece in corso il processo di vendita, gestito dalla boutique statunitense Lincoln International, di C-Blade, azienda specializzata nella produzione di pale forgiate per turbine a vapore e controllata della Riello Investimenti, e di Bocchiotti, azienda di Arenzano (in provincia di Genova) specializzata nei settori dei sistemi di canalizzazione dei tubi protettivi per la quale sarebbero arrivate offerte di gruppi russi. In corso anche la cessione di Ceme, azienda lombarda attiva nel settore delle valvole e componenti per elettrodomestici. Posseduta ora dal gruppo del Bahrein Investcorp, per il suo acquisto sarebbero scesi in campo i fondi stranieri Capvis, Unitas e Aea Investors. In vendita c’è anche la Redecam, azienda di Sesto San Giovanni specializzata nella produzione di apparecchiature di filtraggio. A cederla è il fondo Synergo e sembra che in pole position per l’acquisto ci siano altri due private equity.
Se poi si passa al settore farmaceutico e dei principi attivi è ormai da qualche mese in corso l’asta su Infa, società nel portafoglio di Investitori Associati. Per Infa sarebbe arrivata ancora un’offerta del fondo elvetico Capvis, molto attivo in questi mesi in Italia. Ma sul dossier sarebbe anche l’inglese Stirling Square. In corso anche la dismissione di Corvette Group, società farmaceutica posseduta da Lbo Italia sulla quale è in corso un’asta gestita da Rothschild.
Molto attivi, quanto a numero di operazioni, sono i private equity sul settore dei beni di consumo, con l’alimentare e l’abbigliamento in prima fila. E’ infatti in corso l’asta su Althea, gruppo emiliano che produce sughi pronti, mentre potrebbero valutare investitori di minoranza tra i private equity aziende come Simonetta e Il Gufo, note per le loro linee di abbigliamento per bambini. Tra i marchi della gioielleria è invece in vendita Stroili Oro, controllata della Investindustrial di Andrea Bonomi per la quale sarebbe arrivata un’offerta dal gruppo finanziario russo di Mosca, Vtb Capital. Nel settore del fashion si attendono infine novità sulle due possibili acquisizioni di Clessidra, che da alcuni mesi ha in corso trattative per entrare nella società dei piumini Peuterey e nella napoletana Harmont&Blaine.
Ma l’operazione maggiore dell’anno potrebbe essere nel settore finanziario. Malgrado le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni, che ha confermato la strategicità dell’asset manager, si sa che da qualche mese è entrato nel mirino di grandi private equity stranieri come Cvc e Blackstone il gruppo Pioneer. La società del risparmio gestito, se mai l’operazione dovesse andare in porto, potrebbe far crescere in modo verticale i volumi del settore visto che ha una valutazione compresa fra i 2 e i 3 miliardi di euro.
 
 
 
 
 

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