Hanno acquistato il 52 per cento di Pasta Garofalo mettendo sul piatto 62 milioni e il 25 per cento di Riso Scotti e ora gli spagnoli di Ebro Foods puntano ad altre acquisizioni in Italia. “Abbiamo possibilita di investire, tra cash a disposizione e nuove linee bancarie, circa 600 milioni di euro e l’Italia resta un’area ricca di opportunita’” spiega Antonio Hernandez Callejas, presidente e amministratore delegato di Ebro Foods. In particolare, il radar del gruppo spagnolo, dopo pasta e riso, viene puntato su un altro settore del made in Italy, come quello dei sughi e condimenti. Del resto, la societa’ iberica ha conti in crescita e una forte redditivita’ superiore ad altri gruppi del settore alimentare. Presente in 27 Paesi, ha un fatturato di 2,2 miliardi di euro, genera un ebitda di 300 milioni ed ha debiti per la stessa cifra: con una forte capacita’ dunque di generare cassa e di ripagare le linee di credito bancarie. Ebro ha distribuito negli ultimi 10 anni un miliardo di dividendi e ha alla Borsa di Madrid una capitalizzazione di 2,5 miliardi di euro. Negli ultimi anni la societa’ iberica ha cambiato pelle, sotto la spinta del management. E’ uscita ad esempio dal settore dell’olio cedendo il 9,3 per cento in Sos Cuetara, che successivamente e’ diventata Deoleo ed e’ finita di recente in mano al fondo inglese Cvc Capital. Ma nel frattempo Ebro ha fatto numerose acquisizioni in giro per il mondo, in particolar modo in Francia ed Italia: “Abbiamo ceduto partecipazioni per 1,7 miliardi ma abbiamo comprato aziende per 2,4 miliardi” spiega Antonio Hernandez Callejas. Pasta Garofalo e’ stata acquisita, con l’assistenza di Giuseppe Sartorio di Banca Imi, con un investimento di 62 milioni per il 52 per cento del capitale. Il 48 per cento dello storico marchio italiano della pasta, una realta’ con un fatturato di 130 milioni e un Ebitda di 14 milioni, e’ invece restato alla famiglia fondatrice. Prima ancora c’era stato in Italia l’acquisto del 25 per cento di Riso Scotti (gruppo pavese con un fatturato di 220 milioni), con la sottoscrizione di un accordo con il fondatore Dario per salire al 40 per cento del capitale. “Ebro ha fatto la scelta di concentrare la sua attivita’ – indica Antonio Hernandez Callejas – nel riso, nella pasta nei sughi e nei piatti pronti. Abbiamo lasciato settori come quelli dello zucchero, del latte e dell’olio. In pochi anni siamo diventati tra i leader mondiali nella pasta e nel riso: il secondo gruppo dopo Barilla nella pasta e la prima societa’ al di fuori dell’Asia nel riso. Ora puntiamo a far crescere i nostri marchi italiani”. Oggi Antonio Hernandez Callejas e’ azionista con il 16 per cento di Ebro: “La mia famiglia e’ entrata nella compagine azionaria nel 1989, ma ci occupavamo di riso fin dagli anni 50”. Ebro Foods, del resto, ha una compagine variegata e potenzialmente e’ scalabile: l’11 per cento fa infatti capo allo Stato spagnolo, partecipazione eredita’ del passato quando Madrid proteggeva le piantagioni del settore del riso, mentre un altro 25 per cento e’ suddiviso tra ricche finanziarie iberiche e privati. Il resto del capitale e’ invece flottante e secondo i rumors provenienti da Madrid la societa’ sarebbe gia’ entrata nel radar di colossi alimentari e grandi fondi di private equity.