I grandi magazzini Ovs scelgono i consulenti e preparano lo sbarco a Piazza Affari. Secondo indiscrezioni in questi giorni starebbe per partire il processo che dovrebbe portare il gruppo Ovs, controllato dal fondo di private equity Bc Partners, alla quotazione in Borsa: sarebbero stati infatti scelti i consulenti finanziari dell’operazione, individuati nei bankers di Lazard, oltre agli advisor legali.
Non è un momento felice per la grande distribuzione, a causa della crisi dei consumi, ma il fondo statunitense avrebbe pronto un piano. A essere quotata dovrebbe, secondo le indiscrezioni, essere soltanto la divisione Ovs che sarà scorporata dal gruppo Coin. Quest’ultimo, guidato dall’amministratore delegato Stefano Beraldo, è oggi tra i leader italiani della grande distribuzione con un fatturato aggregato di 1,65 miliardi di euro e un margine operativo lordo di 150,3 milioni di euro (il 10,2% sulle vendite nette): ne fanno parte appunto Ovs assieme ai marchi Coin, Upim Excelsior e Iana. L’operazione di scorporo sarà fatta d’accordo con le banche finanziatrici del gruppo, che dovranno andare probabilmente a rifinanziare le linee di credito concesse all’azienda (che secondo gli ultimi dati di bilancio ha debiti per complessivi 870 milioni di euro verso un pool di banche che comprende Banca Imi, Bnp Paribas, Credit Agricole, Hsbc, Mediobanca, Natixis, Ubs e Unicredit).
Del resto, proprio Ovs in questo momento può vantare i migliori risultati del gruppo, tali da spiegare uno scorporo: con vendite per 973 milioni e un margine operativo lordo di quasi 137 milioni (14,4% sulle vendite nette), con 580 negozi in Italia e una quota di mercato del 4,43 per cento. Insomma, Ovs potrebbe arrivare in Borsa con un’equity story di successo.
Il business di Coin, al contrario, non sta andando così bene e sta maggiormente risentendo della crisi dei consumi: con vendite a gennaio 2013 per 435,4 milioni, ma un Mol di soli 11,2 milioni (4% sulle vendite nette e in flessione di quasi il 28% sull’anno precedente): insomma una redditività ancora bassa che paga alcuni investimenti che devono dare frutti come l’insegna Excelsior, i grandi spazi in apertura nelle città nel segmento lusso.
Bc Partners ha rilevato nel marzo 2011 per 1,3 miliardi di euro il controllo del gruppo Coin. Nel 2011 Icon (veicolo controllato dal fondo statunitense) aveva infatti vinto, dopo un’asta, il processo per l’acquisto del 69,3% del gruppo Coin detenuto da Financiere Tintoretto (holding a propria volta posseduta dal private equity Pai): il prezzo di quell’operazione era stato di 423,6 milioni di euro (cioè 6,50 euro per azione).
Successivamente Bc Partners (arrivata a detenere complessivamente il 78,7% dell’azienda) aveva promosso un’offerta pubblica finalizzata al delisting di Coin mettendo sul piatto altri 173 milioni di euro. Il gruppo Coin era poi cresciuto di perimetro nel 2011 con l’acquisto del ramo d’azienda Iana, catena di abbigliamento e articoli per bambini con 47 negozi e 132 contratti di franchising, e poi nel 2012 rilevando il ramo d’azienda dei 104 negozi con il marchio Bernardi. L’attuale architettura societaria deriva da un profondo lavoro di riassetto svolto in questi anni da Bc Partners, fondo di private equity che in Italia è guidato dal manager e senior advisor Antonio Belloni: dapprima nel 2012 è stata realizzata la fusione per incorporazione inversa della capogruppo Icon in Giorgione Investimenti e di quest’ultima nel gruppo Coin. Quindi nel 2013 con la fusione per incorporazione in gruppo Coin delle controllate Oviesse, Upim, Oviesse Franchising e Coin Franchising.