Quattro gruppi in gara per la Banca Intermobiliare (Bim), controllata di Veneto Banca. Secondo le indiscrezioni in corsa ci sarebbero tre fondi di private equity stranieri e un gruppo industriale svizzero, quest’ultimo alleato all’ex-amministratore delegato di Bim (oltre che attuale vice-presidente e azionista di minoranza) Pietro D’Aguì.
Tra i fondi di private equity i riflettori sarebbero in particolare puntati su Jc Flowers, il gruppo finanziario americano che in Italia ha già esaminato diversi dossier (tra cui Mps di recente) e che è noto soprattutto per aver rilevato qualche anno fa Eurobiliare Sim e più recentemente Eurovita.
Secondo i rumors raccolti sul mercato proprio l’ex-capoazienda starebbe parlando con il gruppo di Ginevra Union Bancaire Privée, banca privata elvetica che è tra le poche che hanno grandi risorse in questo momento per acquisizioni. Contattati sia Ubp sia Pietro D’Aguì hanno preferito non rilasciare commenti sulla vicenda.
Secondo alcune fonti finanziarie, D’Aguì starebbe discutendo anche con altri vecchi soci di Bim come la famiglia Segre e Carlo De Benedetti per capire la disponibilità ad entrare con piccole quote azionarie nell’operazione. Di Bim D’Aguì è stato azionista di rilievo (con il 15%) in passato per diluirsi fino al 4 per cento.
I quattro potenziali compratori sarebbero stati scelti dall’advisor di Veneto Banca, Rothschild, dopo la scrematura degli scorsi mesi. In corsa nella prima fase dell’asta c’erano infatti altri soggetti sia finanziari sia industriali, player poi usciti dalla procedura: come il fondo Warburg Pincus ma anche il colosso bancario svizzero Ubs. Quest’ultimo, prima che venisse affidato a Rothschild un incarico ufficiale per organizzare un’asta, aveva trattato per diversi mesi l’acquisizione di Banca Intermobiliare ed era arrivato vicinissimo a raggiungere un accordo: saltato però alla fine per la difficoltà ad accordarsi su tutti i dettagli con l’azionista Veneto Banca. Oggi anche Ubs non rientra più nella lista dei pretendenti.
Ristretta, secondo i rumors, a tre fondi di private equity stranieri e alla possibile cordata tra un gruppo industriale elvetico e l’ex-Ad Pietro D’Aguì. Sul tavolo ci sono diversi nodi che, prima della scelta del compratore, dovranno essere sciolti. Veneto Banca avrebbe infatti indicato ai compratori in gara che si attenderebbe una valutazione di Bim compresa tra i 400 e i 500 milioni di euro. Proprio il prezzo resta una delle discriminanti, visto che il multiplo verrebbe considerato nella parte alta della forchetta di valutazione. Bim è infatti un marchio storico nella gestione dei patrimoni, ma avrà bisogno di un turnaround da parte del compratore. Altro fattore cruciale sarà l’ingresso di un nuovo azionista che riesca a mantenere l’attuale network di private banker, con i loro portafogli e clienti senza che ci sia una fuga verso altri gruppi concorrenti. Non è un mistero che proprio l’ex-Ad Pietro D’Aguì ha relazioni storiche con la rete di professionisti di Bim e quindi la sua presenza potrebbe diventare cruciale in una cordata di acquirenti. Ma c’è chi, tra gli operatori, ricorda anche come D’Aguì sia stato coinvolto nelle vicende che hanno costretto nel 2010 Veneto Banca a rilevare il controllo di Bim da Cofito.