Chissà se in Cir stanno recriminando. Sì perché le preoccupazioni per Sorgenia, che oggi tengono in allerta la famiglia De Benedetti, a causa della pesante situazione debitoria del gruppo energetico, potevano oggi essere preoccupazioni di qualcun altro.
Nello specifico, due anni fa la Cir era arrivata molto vicino a cedere Sorgenia al colosso russo dell'energia Inter Rao, che si era fatto avanti con la banca d'affari Goldman Sachs. Dopo mesi di trattative non se ne era fatto nulla per la difficoltà ad accordarsi sul prezzo. Fosse stato raggiunto un accordo a quel tempo con i russi, per Cir non ci sarebbe stato il clima pesante di questi giorni. Oggi la holding della famiglia De Benedetti ha perso a Piazza Affari il 3,11% dopo gli aggiornamenti chiesti dalla Consob sulla situazione della controllata Sorgenia, alle prese con la ristrutturazione di un debito da 2,2 miliardi di euro con le principali banche italiane. Cir auspica di raggiungere un accordo con i creditori "in tempi contenuti". Sulla stampa viene messo inoltre in evidenza che Sorgenia, "in assenza del ripristino dei finanziamenti" da parte delle banche, "potrebbe avere un'autonomia finanziaria di circa un mese".
Cir ha confermato la sua disponibilità a contribuire al risanamento della controllata, per cui serve un taglio di 600 milioni del debito, ma senza "incrementare la propria quota di partecipazione" e tendendo conto "della necessità di preservare la propria solidità patrimoniale" e "degli interessi complessivi del gruppo". Per la crisi di Sorgenia le banche non potranno in ogni caso rifarsi sulla holding della famiglia De Benedetti che "non ha rilasciato garanzie" in favore di Sorgenia e delle sue controllate "ad eccezione del contratto di approvvigionamento di gas naturale take or pay stipulato da Sorgenia" con l'Eni, in relazione al quale la garanzia è prestata pro-quota con l'altro socio Verbund. In base al contratto, emerge dal bilancio di Cir, Sorgenia ha l'obbligo "di pagare il quantitativo non ritirato per prelievi inferiori al quantitativo annuo minimo contrattualmente previsto".