Tanto rumore per nulla? In questi mesi le indiscrezioni parlano tanto di bad bank come soluzione ai problemi delle banche. La studia Intesa Sanpaolo da sola (notizia scritta tre giorni fa dal Financial Times), la studia Mediobanca per le piccole e medie banche (Mf di oggi), la studiano pure Intesa Sanpaolo e Unicredit assieme in un'inedita alleanza con il fondo Kkr (oggi Repubblica). Siamo dunque veramente a una svolta per le banche italiane che, deconsolidando i crediti inesigibili, potranno dunque prestare piu' soldi alle Pmi bisognose?
Tra gli addetti ai lavori il tema, di sicuro di importanza cruciale per le banche italiane, viene visto con un po' di scetticismo. La realta' e' che fino ad oggi, tranne la cessione di portafogli di sofferenze piu' o meno piccoli, tutte le banche italiane hanno ancora paura di avventurarsi su questo terreno. Colpa delle perdite che potrebbero eventualmente accusare sulle sofferenze. E colpa anche dei rendimenti (almeno del 25 per cento) da garantire a eventuali investitori (vedi Kkr o Blackstone) che dovrebbero metterci i soldi veri. E allora cosa fare? L'unica possibilita', malgrado il tam tam mediatico di questi giorni, e' un intervento a livello governativo-istituzionale per affrontare il problema. Un po' come e' successo in Spagna dove e' stata costituita la Sareb, una bad bank con i soldi dello Stato spagnolo finanziato a sua volta, non dimentichiamolo, dall'Unione europea.