Il board di Risanamento decide di cedere al gruppo finanziario Chelsfield (controllato dal colosso saudita Olayan) i suoi nove immobili parigini per 1,225 miliardi di euro. L’offerta è stata preferita a quella della Colony Capital di Tom Barrack, alleato all’immobiliarista Luigi Zunino, ex-proprietario del gruppo milanese.
È stata questa la scelta della società guidata da Claudio Calabi e presieduta da Daniele Discepolo, al termine di un Cda dove non c’è stata sintonia tra tutti i membri del board sulla decisione di cedere a Chelsfield. Di sicuro, l’offerta del gruppo finanziario, assistito dallo studio Carnelutti, è stata importante: con 1,225 miliardi messi sul piatto per i palazzi del Triangolo d’oro di Parigi. Ad appoggiare la proposta di Cheelsfeld sarebbe stata soprattutto Unicredit, una delle banche creditrici e azioniste di Risanamento assieme a Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Mps e Bpm. L’incasso per Risanamento, dopo il rimborso del debito relativo agli immobili, è di oltre 230 milioni, con una plusvalenza civilistica di 100 milioni e una consolidata di 280 milioni.
Ma questi numeri non hanno convinto tutto il consiglio: 7 consiglieri (tra i quali quelli di Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps) si sarebbero schierati a favore dell’offerta, mentre 3 sarebbero stati contrari con un astenuto (il rappresentante di Bpm). Tra i contrari ci sarebbero i rappresentanti di Zunino nel Cda e l’avvocato Carlo Pavesi, che cura gli interessi del Banco Popolare, banca esposta sul Sistema Holding di Zunino stesso.
Ora il closing con Chelsfield è subordinato allo svolgimento di una due diligence in febbraio. Tuttavia la situazione pare ancora complessa. Se per l’offerta da una parte la strada sembra in discesa, dall’altra in consiglio alcuni membri avrebbero risollevato un dubbio di legittimità dell’operazione di vendita dei soli palazzi alla luce del piano deciso con il Tribunale di Milano sulla base dell’articolo 182 bis della legge fallimentare. Un rischio, anche se al momento sembra ridotto, dunque ci sarebbe sulla buona riuscita della transazione.
Non sembra dunque un caso, anche se alcune fonti la definiscono come una pratica normale di garanzia in una transazione di questo tipo, che nel contratto con Chelsfield è stato deciso di prevedere una penale da 30 milioni nel caso in cui non venisse completata la cessione degli immobili francesi. La penale è valida sia per il venditore sia per il compratore e scatterà nel momento in cui verrà sottoscritto il contratto preliminare la cui stipula è prevista entro inizio marzo.
A partire da quella data, se l’accordo non si completasse per inadempimento di Chelsfield, quest’ultimo corrisponderà a Risanamento 30 milioni e viceversa se il gruppo italiano fosse inadempiente. La penale è prevista dall’accordo quadro preliminare che le parti firmeranno entro il 31 gennaio e contestualmente al quale Chelsfield depositerà l’importo di 25 milioni a garanzia dell’eventuale penale e 5 milioni a titolo di acconto prezzo.
Proprio su questo fronte ora starebbe cercando di andar all’attacco Zunino, che assieme al suo avvocato Guido Rossi e all’advisor Rothschild non si darebbe per vinto ma starebbe studiando contromosse legali, facendo leva sul piano di 182 bis della legge fallimentare firmato quattro anni fa con il Tribunale di Milano. Zunino, proprio negli ultimi giorni, aveva stretto un’alleanza con Barrack.
Il patron di Colony Capital, assistito da Mediobanca, ha infatti fatto pervenire due giorni fa alle banche creditrici una nuova offerta vincolante con la quale si impegnava ad acquistare il 70% di Oui, newco creata l’estate scorsa da Zunino, attraverso la quale l’ex patron del gruppo immobiliare voleva lanciare l’Opa. Ma, almeno per ora, Chelsfield ha messo fine ad ogni piano alternativo.